Le parole orientative

OSSERVAZIONE

 

Monet si spostava con i suoi cavalletti molte volte al giorno per dipingere le sue Ninfee. Cambiava la luce. Cambiavano i colori. Cambiava il punto di osservazione. Monet non guardava, osservava.

 

Guardo distrattamente i cenci, come dicono i toscani, sui banchi del mercato, guardo le vetrine, guardo la strada prima di attraversare. Ma l’atto di osservare ha in sé qualcosa di più sottile. Qualcosa di significativo. Ob – serbare, custodire. L’atto di osservare permette di evolvere in quanto custodisce informazioni, sfumature, commenti, visi, luci, colori.

 

L’osservazione è la sorgente per chi parte in cammino. Il viandante la prima cosa che fa è osservare il tracciato sulla mappa. Non lo guarda. Lo osserva. Ne osserva i particolari, i possibili inganni, i possibili punti di ristoro e di sosta.

 

Il viaggiatore prima di partire si ferma. Quando muove i primi passi lo fa con fare incerto e timoroso, ma allo stesso tempo ci mette l’energia e la grinta di chi immagina un viaggio ricco di scoperte, fuori e dentro di sé.

 

E che cos’è, se non un viaggio, quello dell’orientamento?

 

Una continua osservazione prospettica e dinamica: prospettica in quanto, una volta allenata la vista, permette di assumere ed osservare le cose da punti di vista diversi.

 

https://www.youtube.com/watch?v=0QVdR8w1XN4

 

“Dobbiamo solo fare lo sforzo di salire le scale”. Già, anche osservare da punti di vista diversi richiede energia. Ma la controparte è l’arricchimento, è l’opportunità di conoscere ed aprirsi al nuovo, alle infinite possibilità.

 

E questo crea dinamismo. Aumenta “l’entropia positiva”. L’entropia (dal greco antico ἐν en, “dentro”, e τροπή tropé, “trasformazione”) è, in meccanica statistica, una grandezza (più in particolare una coordinata generalizzata) che viene interpretata come una misura del disordine presente in un sistema fisico qualsiasi, incluso, come caso limite, l’Universo.

 

La misura del disordine crea movimento. E si sa il movimento crea energia. Certo va incanalata, va convogliata verso ciò che si è osservato, verso un proprio perché, verso quello che si ritiene il luogo da raggiungere.

 

 

Sara Marchiori

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