POPCORN

Più volte nel corso degli anni ho scelto dei nomi “inusuali” per le tecniche che metto in atto per facilitare un processo di orientamento.  Nonostante questo garantisco che le tecniche e gli strumenti orientativi sono il risultato della messa in pratica di un metodo squisitamente scientifico ossia:

 

  • osservazione del fenomeno
  • formulazione di domande di analisi di ciò che è successo durante la sessione
  • formulazione di ipotesi che spieghino come siano avvenuti nella sessione determinati movimenti psico-emotivi 
  • sperimentazione in più occasioni della stessa tecnica con persone diverse
  • registrazione di ciò che è successo ed esplicitazione delle conclusioni

I nomi “inusuali” nascono dal fatto che, a volte, sento un bisogno intimo di non prendermi troppo sul serio e di mettere un po’ di giocosità in ciò che faccio. Così spesso mi ritrovo a far ricorso a parole o immagini che mi solleticano il pensiero.

 

Alcuni studi di psicologia hanno rilevato come la giocosità sia un tratto della personalità che permette alle persone di trasformare le situazioni quotidiane in esperienze divertenti, intellettualmente stimolanti o personalmente interessanti.

Personalmente sono un patito dei giochi mentali e di parole. Sono pratiche che amplificano la mia curiosità:

grazie ad esse riesco a proporre più facilmente nuove prospettive e a rendere brioso il mio lavoro.

 

 

Il gioco è proprio una delle leve più potenti che si possano sfruttare per apprendere. Purtroppo da molti viene riconosciuto un valido alleato solo durante l’infanzia.

 

Poi crescendo tutto si deve fare più serio.

Prendendo invece a modello la Piramide dei livelli logici di Dilts, strutturata sulla falsa riga da quanto teorizzato dall’esperto e studioso di apprendimento Bateson, si scopre come il Senso del Dovere sia un blocco dell’apprendimento, e dal mio punto di vista di un processo di orientamento.

 

 

L’occasione merita di aprire una parentesi a riguardo. Dilts teorizza che i sei fattori che intervengono nello sviluppo del proprio pensiero sono:

  1. Ambiente (Dove? Quando?)

È il primo livello che influenza i processi di apprendimento, lo sviluppo di comportamenti più o meno funzionali alla crescita a seconda di quanto ci si trovi in un ambiente ricco di stimoli e opportunità. “Le fondamenta di tutto quello che abbiamo e che siamo stanno nell’ambiente fisico” (Dilts).

 

 

  1. Comportamento (Cosa?)

A seconda delle risposte comportamentali che si sviluppano in un determinato ambiente si raggiungono risultati diversi, che permettono tra l’altro di sviluppare nuove capacità. “Due persone possono trovarsi nello stesso ambiente, uno ha successo, l’altro no, sulla base dei loro comportamenti” (Dilts).

 

 

 

  1. Capacità (Come?)

Le capacità che si sviluppano sono il risultato sia del successo avuto che delle credenze che abbiamo su di noi. Il ciclo virtuoso dell’apprendimento è basato proprio sul fatto che ogni volta che incrementiamo la qualità delle nostre abilità, generiamo nuove convinzioni che migliorano il livello di fiducia in ciò che siamo ed in ciò che facciamo.

 

 

  1. Convinzioni e valori (Perché?)

Convinzioni e valori contribuiscono a dare una risposta al perché facciamo qualcosa. Da questo punto di vista sono parte integrante della bussola necessaria per orientarsi nell’esistenza. Tra l’altro condizionano anche le idee circa ciò che si pensa di poter o di non poter fare, di ciò che è giusto o no. I perché modellano l’identità. “È risaputo che se qualcuno crede veramente di poter fare qualcosa la farà, e se crede che qualcosa sia impossibile nessuno sforzo la convincerà che la si possa realizzare” (Dilts).

 

 

  1. Identità (Chi?)

Questo livello dà vita al modo in cui ci si percepisce, a tutte quelle convinzioni che riguardano noi stessi.

“I principi ed i valori di cui una persona è persuasa fortemente, le sue convinzioni in merito a se stessa e alla sua identità sono livelli di pensiero importantissimi. Quello che mette dopo le parole «Io sono…» ha un impatto straordinario su ciò che è in grado di fare.” (Robert Dilts)

Questo livello è in grado di influenzare direttamente tutti i livelli sottostanti e da esso dipende il senso di integrità, ovvero la coerenza fra come ci si vede, i valori personali e i comportamenti che si mettono in campo.

 

 

  1. Spirito Scopo (Per chi? Per cosa?)

Quest’ultimo livello promuove un passaggio dall’Io al Noi, visto che mette al primo posto la propria missione di vita, il contributo e l’appartenenza alla collettività.

 

 

Per ognuno di questi livelli vi sono una serie di blocchi o di leve.

 

Gli studi di Daniele Mattoni mettono in luce come se da una parte ciò che può bloccare l’apprendimento sono le Abitudini disfunzionali, gli Auto sabotaggi, le Convinzioni limitanti e proprio il senso del Dovere, dall’altra ciò che può promuoverlo, ossia le leve, è la Pro-attività, l’Auto-consapevolezza, il Saper ascoltarsi e guarda caso, il Gioco/Creatività. 

Io ritengo che tutti questi elementi rappresentino dei riferimenti essenziali nella professione che svolgo. Per esempio attivare la pro-attività è il primo gradino per facilitare l’orientamento.

 

La persona da ferma comincia a muoversi in uno spazio di pensiero, di emozioni che la porta poi ad agire concretamente. Il pensiero Orientativo è prettamente pragmatico ossia funzionale a promuovere l’azione.

 

Tempo fa una persona è arrivata da me dicendo di sentirsi bloccata esistenzialmente. Non sapeva più che direzione prendere. Nell’esplorazione del problema, ho avuto la netta percezione che la persona che avevo di fronte avesse tirato una specie di freno a mano interno e contemporaneamente stesse accelerando.

Quel freno a mano era l’effetto di una lunga serie di Devo, devo e devo ancora.

 

Nel pieno rispetto del senso di Responsabilità di quella persona ho pensato che avesse bisogno di riacquistare un po’ di leggerezza. Così ho provato a distrarla dal suo Dovere, invitandola a interessarsi di più di se stessa a esplorarsi e scoprirsi maggiormente e a guardare a ciò che la poteva incuriosire e stimolare. Per sbloccarla ho utilizzato una semplice metafora:

 

“Se la situazione in cui ti trovi fosse un paesaggio come lo descriveresti?”

 

In quel momento ha iniziato a dipingere con il pensiero. Alzava gli occhi, guardava il soffitto, muoveva le mani. Ha preso a gesticolare mentre descriveva il suo paesaggio. Dopo un po’ si è fermata e mi guardato con aria interrogativa.

 

“Se potessi trasformare questo paesaggio come diventerebbe?”

 

Da lì in poi è stato uno scoppiettare continuo: pop pop pop corn.

Da bambino mettevo i semi nella padella e coprivo il tutto con un coperchio. Il fuoco alzava in poco tempo la temperatura, qualche minuto magico di attesa e poi ecco una deliziosa musica mescolata a un dolce profumo.

 

All’improvviso lo scoppiettio smetteva: aprendo la padella restavo ogni volta stupito di come quei piccoli semi gialli si fossero trasformati in morbidi fiori bianchi. Una manciata di sale e poi ci davo sotto.

 

Quando in sessione sento lo stesso rumore, mi viene naturale guardare chi ho di fronte con curiosità e stupore. Provo la stessa gioia di quando ero bambino.

 

Tra me e me rifletto e ogni volta mi dico che la tecnica del Popcorn ha qualcosa di misterioso e unico: riaccende l’interesse per sé stessi, attiva il dialogo interno, dona fiducia e porta alla trasformazione.

 

 

 

Di Massimo Ravasi

 

       

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