Orientamento e Ritualità

Per molte persone nate nel XX secolo la parola ritualità ha un che di nostalgico. Personalmente mi riporta alla memoria quei momenti in cui, da bambino, ero al centro dell’attenzione e gli adulti mi guardavano come fossi il Testimone chiave. Mi sto riferendo sia ai riti religiosi, caricati, in alcune occasioni, di una spiritualità di cui non capivo il senso, sia a riti più laici: l’esame in quinta elementare (chi lo ricorda?) di terza media, gli esami di riparazione, la maturità e la laurea. A ben pensarci la mia infanzia e adolescenza è ricca di momenti rituali basici: ad esempio i primi giorni di scuola. Se nel conto totale includo anche gli anni trascorsi all’università e all’asilo sono quasi una ventina. In molti di questi primi giorni sono stato accompagnato fino alla porta di entrata: “è ora, io vado, buona giornata” diceva la mamma. Questa frase minima era la formula magica che mi rendeva, improvvisamente, più grande e responsabile. 

 

Chiudo l’album dei ricordi contenenti le foto in bianco e nero. La domanda che mi pongo, sospeso nell’emozione del passato, è se esistano ancora momenti rituali in una società spettacolarizzata come quella attuale. Intuizione: rispetto alla ritualità la cultura laica dimostra una certa fragilità. Ha lasciato troppo spazio alla commercializzazione, forse perché incapace di reinventare il significato della parola Rito. 

 

Provo a fantasticare un ritorno alla ritualità ossia a quei momenti in cui la comunità si prende carico di accompagnare, di proteggere, di augurare. La cultura contemporanea ha forse opacizzato i riti perché è stata troppo a lungo dedicata a dare rilievo al Dolore, alla Sofferenza, alla Morte. Tuttavia c’è altro e forse si potrebbe promuovere una ritualità, distinta dalla pacchiana celebrazione, più in sintonia con i tempi. Chiudiamo gli occhi e autorizziamoci, ad esempio, ad immaginare momenti rituali che celebrano la gioia, il mistero, l’apprendimento e la scoperta di sé. Momenti rituali che celebrano la scelta di Orientarsi verso la propria stella polare, o momenti che amplifichino lo stupore di fronte a una nuova stella. 

 

Intuizione: La ritualità classica è fondata sulla ripetizione, anno dopo anno, di frasi e azioni. La ritualità del passato rafforza e perpetua lo status quo. Tutto questo graffia con la contemporaneità, caratterizzata invece dall’ibrido, dal multicolore, dal variopinto e cambiamento continuo. Proprio per questo, una via potrebbe essere rigenerare la ritualità partendo dalle piccole azioni quotidiani, prestare attenzione e dar valore a quelle situazioni che non si ripeteranno ma più nella vita.  

 

  • Quando mai avrò ancora 13 anni, l’età in cui si sceglie la scuola futura? 

 

A volte si sminuiscono queste e altri momenti per timore di impennare la curva dell’ansia. Si ha paura di caricare di eccessiva importanza una scelta comune, che la maggior parte sono chiamati a prendere. Se cambiamo prospettiva, cogliendo il significato profondo di una tappa esistenziale, avverrà questo: la ritualità avrà un ruolo nello sviluppo del protagonismo personale. La ritualità mostrerà che non si è individui soli ma che alle mie spalle c’è una comunità, grande o piccola che sia, che supporta, osserva ed investe sulla mia scelta. In sintesi crede in me. 

 

Come previsto per ogni rito ci vuole un brindisi, un momento dedicato alla trasformazione, all’aver accettato la sfida.  

 

Dare tempo e spazio ai piccoli successi, anche quando si tratta di una scelta che abbiamo fatto tutti, significa empowerizzare, ossia rendere più forti, sicuri. L’intenzionalità a 13 anni è un vettore che va direzionato servendosi anche di momenti in cui si viene messi al centro dell’attenzione.  

 

Esempi concreti: 

  • In famiglia o a scuola: condividere a monte della scelta una serie di attività per compiere una scelta consapevole (rito del piano d’azione) 

 

  • In famiglia o a scuola: momento in cui si tiene traccia delle esperienze orientative avute attraverso il diario di bordo (rito del tenere memoria) 

 

  • In famiglia o a scuola: racconto finale del processo di orientamento vissuto, delle valutazioni svolte, degli elementi raccolti, delle scoperte realizzate di sé e del mondo ed esplicitazione della decisione presa (rito della narrazione o prova del taglio -de-caedere ossia tagliare) 

 

  • In famiglia o a scuola: brindisi finale, chiusura della finestra del processo di scelta, realizzazione scenica del passaggio evolutivo. 

 

 

Di Massimo Ravasi 

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