ORIENTAMENTO E “COACH DEL CERVELLO”

Inizio di settembre e tra gli articoli che leggo mi salta all’occhio un titolo “Nessuno vuole bene alla scuola. Non ho mai sentito un collega felice di tornare in cattedra”.

 

Eppure, con Orientareoggi le richieste di formazione agli insegnanti non mancano. Insegnanti che si mettono in gioco ed hanno voglia di apprendere e di crescere con i ragazzi.

 

Digressione: il rientro è faticoso a prescindere che il lavoro piaccia, lo si adori o meno. La riscoperta del piacere nel dedicarsi alla propria professione, dopo un periodo di ferie, va accompagnata ed alimentata, con delicatezza ed energia. Fine della digressione.

 

Il prendersi cura di 30 insegnanti tra scuole medie ed elementari è stato ciò che ci ha animati nel percorso condiviso con loro: Team building: come la metodologia del coaching si integra alla didattica.

 

Obiettivo: fare gruppo in relazione ad una metodologia e lavorare insieme per entrare a far parte di una dimensione del come promuovere le conoscenze nella didattica quotidiana in maniera diversa. Attraverso appunto la metodologia del coaching.

 

 

Sessione 1: Esplorare il concetto di coaching ed avvicinarsi

 

Cosa c’è tra un bisogno ed uno stato desiderato? Camminiamo. Camminiamo su una linea che ci accompagna a scoprire come l’apprendimento sia fulcro di ogni esperienza. Come l’apprendere sia un movimento costante e continuo a cui ognuno può dare forma, suono e colore. L’esplorazione ci guida nel definire un obiettivo, ma soprattutto un linguaggio comune e condiviso tra insegnati. I primi cartelloni vengono appesi alle pareti, la stanza comincia a prendere il setting di un apprendimento partecipato.

 

Le sfumature tra insegnare e facilitare l’apprendimento emergono dal dialogo e dal facilitare la riflessione. Come in un buon percorso di coaching, saltano fuori le convinzioni di ognuno, le resistenze, le fatiche e obiettivi articolati, che si trasformano piano piano in SMART.

 

Il lavoro proposto va nella direzione di prendere la carrozza (coach in inglese ha anche il significato di carrozza, di mezzo di trasporto) dell’apprendimento e di viaggiare attraverso il concetto di “possibilitazione”. L’apertura a nuove possibilità nella propria mente consente alla persona di trovarsi in uno stato di “pluripossibilità” interna. Questo consente, alla persona stessa, di scegliere quale, tra le strade evidenziate prendere in considerazione ed attivare, anche nei confronti dell’ambiente. Permette di essere protagonisti del proprio sentire e responsabili del proprio percorso.

 

Le mappe implicite dell’insegnante (tradizionale, colui che passa informazioni) cominciano a scricchiolare. Si propone di cambiare occhiali, di cambiare punto di vista, su una professione incastonata in un sistema (un po’) datato. Nel quale, però ci sono docenti che focalizzano perfettamente gli obiettivi  di un accompagnamento nel viaggio dell’apprendimento: riflettere, scoprire se stessi, sfidarsi, crescere, empowerizzare le proprie risorse, gestire le proprie emozioni.

 

Si accende la motivazione. Si lavora sul perché e su quanto, per loro, sia significativo raggiungere questo tipo di obiettivi nelle lezioni.

 

E sebbene l’importanza varia tra il molto ed il moltissimo, arriva il “ok, bellissimo. Ma nella pratica? Come lo possiamo fare?”.

 

Eccolo qui lo scoglio della traduzione. Si sentono nell’aria la frustrazione del “ho poco tempo” ma anche la curiosità, la meraviglia di provare qualcosa di nuovo.

Viviamo nel tempo della prestazione, dove il ritmo è serrato, l’asticella delle richieste di genitori e sistema si alza, dove “devo stare nel programma” è più sentito del “come e quanto voglio che il programma sia funzionale allo sviluppo dei ragazzi”. Rallentiamo e riflettiamo su prestazione/risultato e performance, sui concetti di prestazione interna e soprattutto di dialogo interno.

 

Non possiamo, come coach, non citare lui: Gallwey. “l’avversario che si nasconde dentro di noi è più forte di quello che c’è al di là della rete”. Tradotto per un insegnante: facilitare un processo di apprendimento significa accompagnare i ragazzi nell’osservare l’avversario che si nasconde dentro di loro, sentirlo e condividere con lui obiettivi e motivazione. La lezione non è fatta solo dall’insegnante. Il docente ha pezzi di conoscenza importanti, fondamentali, ma la buona riuscita di un percorso di apprendimento è messa in comune con i ragazzi: quali sono gli obiettivi che vogliamo raggiungere oggi? Secondo voi perché può essere importante approfondire questa tematica? Domande focalizzate, brevi momenti quotidiani che incidono su una forma mentis. Che pungolano la responsabilità ed il protagonismo personale e di gruppo. Sospiro di sollievo da parte dei partecipanti: possiamo farcela.

 

 

Sessione 2: Elaborazione e scoperta delle risorse

 

Nel coaching è la fase in cui si tolgono i veli dalle risorse interne e si potenzia il movimento verso l’espressione del potenziale. E’ la fase del pensiero divergente, dove creatività e “pensare fuori dagli schemi” sono elementi essenziali.

 

Per gli insegnanti è il momento della traduzione. Facilitando il processo emergono, su tutti, due elementi su cui possono agire: la relazione e la comunicazione/il linguaggio. Non c’è apprendimento senza relazione. Quindi: come facciamo a creare il punto di contatto? Nella didattica Gestaltica, Polito lo evidenzia come il punto da cui si può avviare una riflessione condivisa. Il gruppo classe diventa una risorsa, non solo dal punto di vista cognitivo, ma anche emozionale e personale.

 

Ed una delle principali risorse per attivare il punto di contatto per un insegnante è il linguaggio. La fase di elaborazione spinge gli insegnanti alla ricerca di frasi impregnate di relazione da utilizzare nelle lezioni. Soffia sulla consapevolezza di come parlo ai ragazzi, che parole uso con loro, quali toni.

 

Non solo. L’approfondimento è sulla meta cognizione e sul dialogo consapevole. Lavorare sulla meta cognizione significa, in primis diventare consapevoli di processi mentali e cognitivi per poi scegliere quali comportamenti adottare per modificarli. Quali strategie attivare per potenziarli, attraverso le risorse che possiedo.

 

Momento culmine della giornata: gli insegnanti si attivano per trovare quali domande possono fare ai ragazzi per facilitare la meta cognizione. Diventa il gioco della domanda. Ebbene si. Giochiamo, stimoliamo il divertirsi a stupire i ragazzi con domande che non hanno mai sentito: come state dopo questa lezione? Cosa possiamo fare oggi insieme per raggiungere questo obiettivo? Quali informazioni possiamo cercare per approfondire questa tematica? Quanto tempo ci serve, secondo voi, per concludere questo capitolo?

Insegnanti che si allenano per diventare “Coach del cervello”. Che riscoprono la bellezza di poter essere giardinieri di menti in sviluppo e formazione, attraverso la parola, attraverso uno strumento che usano quotidianamente e che possono affinare per essere più consapevoli ed incisivi nel loro lavoro.

 

 

Sessione 3: Esecuzione: da risorsa a potenziale

Ed è qui che arriva la magia. Ed anche la fatica. Nel coaching è quella fase in cui le risorse vanno trasformate in potenziale, dando voce a quella parte ancora inespressa che porta verso lo stato desiderato. Tradotto per un insegnante, significa provare ad integrare le lezioni che già propongono con alcuni movimenti e linguaggi che empowerizzano una diversa forma mentis nei ragazzi, che li responsabilizzano nel condividere il viaggio dell’apprendimento.

 

Il work in (nel coaching, il work in è un compito, una stimolazione che il coach fornisce per facilitare l’emersione di risorse e potenziale) finale è la creazione di una lezione che richiami gli step del percorso vissuto.

 

Gli schemi si abbozzano, le domande vengono scritte, alcune parole sottolineate.

 

Il work out (nel coaching quella fase di uscita dalla sessione, in cui la persona sceglie come allenarsi per raggiungere i suoi obiettivi, prima del prossimo incontro) è il testare gli spunti e gli schemi abbozzati con i ragazzi, provando ad integrarli con ciò che già portano avanti nella quotidianità. Pillole, gocce quotidiane che scalfiscono schemi mentali ed annaffiano nuove convinzioni.

 

Il download di nuove mappe implicite è iniziato.

 

To be continued in ottobre.

 

Sei un insegnante o un orientatore e vuoi approfondire questo o altri percorsi formativi di Orientareoggi? Scrivici; sarai ricontattato per fissare un momento di confronto.

 

 

 

Di Sara Marchiori

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