Un archetipo è un’immagine, che pur differenziando nei particolari da individuo a individuo, tuttavia è in grado di evocare un concetto o un modello riconosciuto universalmente dagli esseri umani.
Prendendo come esempio gli archetipi junghiani, risulta molto semplice intuire l’essenza di queste figure: l’Eroe, il Ribelle, il Mago, l’Uomo comune, l’Amante, il Burlone, il Sovrano, l’Angelo custode, il Creatore, l’Innocente, il Saggio, l’Esploratore. Già il dire “si è comportato da Eroe”, ad esempio, ha il pregio di sviluppare immediatamente, dentro e fuori di sé un mix di immagini, pensieri e azioni che saranno riconosciuti e condivisi dalla maggior parte dei presenti.
Sempre Jung scrive: “Nessun archetipo è riducibile a semplici formule. L’archetipo è come un vaso che non si può svuotare né riempire mai completamente. In sé, esiste solo in potenza, e quando prende forma in una determinata materia, non è più lo stesso di prima.
Esso persiste attraverso i millenni ed esige tuttavia sempre nuove interpretazioni.

Gli Archetipi funzionano allo stesso modo dei simboli:
aprono porte e accelerano passaggi dimensionali.
Jung, ad essere sincero, direbbe che sono qualcosa di più dei simboli, perché a prescindere dalla nostra capacità di riconoscerli, si manifestano in ogni nostra esperienza, nei simboli che ci circondano, nei miti che ci raccontano, al di là di ogni dimensione spazio-tempo. (https://www.crescita-personale.it/);
Mi si perdoni quanto seguirà ma l’estate, per me, è una stagione in cui dar libertà al pensiero. Proprio per questo mi sono dilettato a rintracciare alcuni archetipi che potrebbero essere presi a riferimento durante una sessione di orientamento per facilitare maggiore consapevolezza e potenziamento del beneficiario, ma anche dell’orientatore stesso.
Il primo di cui voglio raccontare è ripreso dagli archetipi junghiani ed è quello dell’esploratore:
“Questo archetipo di personalità corrisponde all’audace viaggiatore, colui che intraprende un cammino senza una direzione definita, sempre aperto alla novità e all’avventura. Ha un profondo desiderio di scoprire nuove cose e se stesso. Ha anche un lato negativo: ricerca un ideale che non viene mai soddisfatto”. (https://lamenteemeravigliosa.it/).

Quanti esploratori ho incontrato ad oggi durante le consulenze?
Molti. Sono quei giovani e adulti che spesso alzano gli occhi al cielo mentre parlano e sono alla ricerca di un qualcosa che ancora non hanno ben focalizzato. Esplorano.
Quando incontro un esploratore durante le consulenze, cerco di promuovere un processo di focusing (esercitare l’attenzione verso i particolari di ciò che la persona scorge durante il suo viaggio). Questo archetipo ha l’argento vivo addosso e per questo prende ad annoiarsi appena si ferma. Ne consegue, in alcuni casi, che evita di approfondire. Proprio per questo la consulenza diventa uno spazio in cui si rallenta e si dedica del tempo ad osservare con più attenzione il paesaggio.
Il bello di individuare un archetipo è che si può facilitare una trasformazione accompagnandolo, ludicamente, a vestire altri panni. Ad esempio l’esploratore potrebbe decidere per un po’ di diventare un Minatore o un Cercatore d’oro.
Fra i due c’è una certa differenza: se da una parte il minatore scava in profondità (il processo di focusing ha la funzione di stimolare l’esploratore a guardare cosa c’è dentro a un’informazione, a un’idea, a una conoscenza) dall’altra invece il cercatore d’oro, cerca fra gli elementi individuati quello che brilla maggiormente (il processo di focusing ha la funzione, in questo caso di stimolare l’esploratore a osservare e valutare i diversi elementi individuati)

Cambiano le domande per promuovere il passaggio. Il principio metodologico di base è il rispetto della natura attuale del beneficiario e non forzare la trasformazione se si avverte resistenza.
Se scavi più in profondità cosa trovi in quest’idea di occuparti di….? (minatore).
Se metti su un tavolo le diverse ipotesi che hai individuato quale brilla maggiormente? (cercatore d’oro).
Gli archetipi mi orientano a guardare con occhi diversi la persona a cui mi trovo di fronte, e mi permettono di fare delle domande che promuovono un orientamento personalizzato.
Il pioniere in cosa si differenzia dall’esploratore?
Beh, un pioniere ha già scelto un territorio e ha deciso di abitarlo, in alcuni casi di dominarlo. Sa che prima avrà bisogno di prendere confidenza con la nuova realtà, di socializzare e far propri alcuni elementi. Ciò che lo muove è lo splendore di trovarsi di fronte a un territorio vergine. In parte ne è spaventato, ma ne è anche attratto.
Quando incontro un pioniere, cerco di facilitare un processo di ambientazione rispetto ai pericoli e agli imprevisti, alla novità, alla meraviglia.
Come pensi di affrontare questa nuova avventura? Hai già riflettuto sul primo passo, da dove iniziare?
Il pioniere a volte, così come il minatore, il cercatore d’oro e l’esploratore si portano appresso dei bagagli pesanti. Parte della consulenza è dedicata affinché la persona valuti il peso che è in grado di portarsi appresso. Il resto per il momento viene, diciamo, lasciato in deposito.
Quali comportamenti ritieni essere più utili per dare vita a questo progetto? Quali invece ormai ritieni di poter lasciar andare?

Fra gli archetipi orientativi ce ne è uno che mi ha sempre affascinato: si tratta dell’astronomo. Lui è in grado di trovare nel cielo delle costellazioni, lì dove ci sono solo dei punti luminosi.
Steve Jobs: ““Non è possibile unire i puntini guardando avanti; potete solo unirli guardandovi all’indietro. Così, dovete aver fiducia che in qualche modo, nel futuro, i puntini si potranno unire”.
E ora un po’ lasciamo spazio ad un ultimo archetipo, il Poeta:
“L’astronomia esistenziale è la capacità di individuare delle costellazioni nella propria vita lì dove, apparentemente ci sono solo delle esperienze. Una costellazione svela l’essere nel suo fare.
Ed è proprio quando individuiamo una costellazione, che dentro di noi si apre uno spaccato di bellezza e comprensione della vita. In quel momento gli archetipi si siedono attorno ad un fuoco e ne osservano, silenziosi, le fiamme.
Sono rosse, macchiate di giallo e arancio. Talvolta una lingua si stacca da terra e vola verso l’alto. Poi sparisce, assorbita dall’oscurità.”