Le pratiche educative ricevono sempre più stimoli dagli studi delle neuroscienze che rivelano, anche a chi non è un esperto del settore, aspetti dei fenomeni cerebrali da tenere in considerazione. Ignorare alcune informazioni e conoscenze che la scienza ci sta rivelando sarebbe l’equivalente di avere delle chiavi utili ad aprire nuove porte e non farlo. Cosa ci potrebbe essere dietro a quella porta?
La domanda è posta per stimolare la curiosità e spingere a dare almeno una sbirciatina. Nulla vieta di richiudere e appendere fuori dalla porta un cartello con scritto:
“troppo presto, da riaprire tra un po’”
“quando ti senti pronto ad affrontare il nuovo”
“Se intenzionato a cambiare”
“Ignoto, maneggiare con cautela”
Mi piace questo gioco delle porte. Quali porte manteniamo spesso chiuse per paura che dietro ci sia qualcosa che ci farebbe sentire inadeguati, poco preparati? Quali sbarriamo inchiodando delle assi e seppure ci sbattiamo più volte il naso nel corso della vita, fingiamo di non vederle? Le ignoriamo con imbarazzo.
Sono un fautore del pensiero adrenalinico. C’è gente che si butta da un dirupo vestito come un pipistrello per sentire quel brivido di essere vivo. A me piace farlo con il pensiero, e la scienza oggi mi sta dicendo che grazie a questa pratica incido sull’architettura del mio cervello. Voli pindarici (attenzione il mito insegna), che mi permettono di avvicinarmi al mio sole e farlo sorgere: orientamento.
Una persona che ho incrociato a un corso di formazione, Gianluca Grossi, mi ha raccontato di essere il presidente di un’associazione dal nome Neurogiardinieri.
Oggi dopo l’approfondimento del fenomeno del pruning o della potatura neuronale ho compreso il valore di questo nome.
Di cosa si tratta nello specifico?
Nel cervello adulto si formano nuovi neuroni e si sviluppano molti più dendriti, i collegamenti con altri neuroni, di quelli che sono necessari: l’architettura definitiva delle diverse popolazioni di cellule viene raggiunta con un massiccio sfoltimento, proprio come avviene nella fase embrionale.
Produrre più connessioni neuronali del necessario, per poi sfrondare quelle inutili e ottenere l’architettura ottimale: è questo l’approccio utilizzato dal cervello per svilupparsi, anche in età adulta.
La domanda che i neuroscienziati si pongono ora è: perché sprecare energia per formare collegamenti neuronali che non sono necessari? Un’ipotesi formulata dai ricercatori è che quanti più sono i dendriti da cui si parte, maggiore è la possibilità di sfoltire esattamente i dendriti corretti. (www.lescienze.it)
Dopo l’adolescenza, il volume delle connessioni sinaptiche diminuisce nuovamente a causa della potatura sinaptica. Essa è influenzata da fattori ambientali ed è opinione diffusa che rappresenti l’apprendimento.
Un essere umano adulto ha nel suo cervello circa 85 miliardi di neuroni, ma all’interno della scatola cranica, in realtà, queste cellule si formano e si disfano continuamente, così come anche le connessioni fra di esse, le cosiddette sinapsi. Dunque il cervello non è affatto un organo immutatole, fissato una volta per tutte, come si credeva in passato, anzi, la ricerca più recente ha dimostrato che, soprattutto in certi periodi dell’esistenza, è tutto un fare e disfare. Specie durante l’adolescenza, quando avvengono cambiamenti epocali, come il misterioso pruning, la potatura di una gran quantità di sinapsi. Sembrerebbe un controsenso, perché proprio nel momento in cui la persona esce dall’età infantile e deve affrontare problemi più complessi e avrebbe bisogno del massimo della sua potenza cerebrale, avviene la drastica riduzione delle connessioni nervose. Ma in realtà è un fenomeno che serve a migliorare l’efficienza, a sfoltire quello che non serve. Così il cervello si prepara a una rivoluzione, cambia gli equilibri che avevano retto per anni e anni. Il nuovo assetto adolescenziale modifica i rapporti tra i principali sistemi neurali e i loro differenti neurotrasmettitori, le sostanze che in quantità infinitesimali regolano gli scambi fra le sinapsi.
L’adolescente ne ha bisogno per affrontare i compiti della crescita. Dopo l’età infantile, caratterizzata dalla protezione familiare, è necessario questo scossone che proviene dall’interno, la chiamata verso il nuovo, il passionale e l’imprudente. «Apprendiamo nell’adolescenza molti degli schemi di comportamento che adotteremo da adulti e il motivo di ciò può essere proprio il pruning» rinforza David Bainbridge, docente di anatomia clinica veterinaria all’Università di Cambridge e autore di diversi libri divulgativi su temi di neuroscienze, come per esempio “Adolescenti” (Einaudi, 2009). «Le aree della corteccia cerebrale sottoposte alla potatura più drastica durante l’adolescenza sono quelle che più di tutte associamo al comportamento dei teenager. La corteccia parietale viene sfoltita senza pietà nel secondo decennio di vita, un periodo in cui iniziamo ad attribuire interpretazioni estremamente sottili e complesse alle nostre percezioni».
…Un documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dedicato all’adolescenza pubblicato nel 2014, intitolato «Health For The World’s Adolescents, A second chance in the second decade», indica questa fase della vita come il momento cruciale durante il quale si sviluppano le abilità più diverse: il ragionamento e la valutazione morale, la capacità di pensiero astratto e di giudizio razionale. L’adolescente impara a immedesimarsi nella prospettiva degli altri e a tenerne conto nella relazione interpersonale. Per la prima volta si interessa di temi sociali nei quali alcuni si lanciano con il cuore in mano…Si stanno rompendo gli schemi e le barriere di protezione, si va verso il mondo. (Adolescenti, la grande «potatura»: come (e perché) la mente cambia. Nel cervello, all’uscita dall’infanzia, avviene uno sfoltimento delle connessioni «inutili» e un riassetto dei sistemi di neurotrasmissione. Per affrontare il mondo (pericoli inclusi) di Danilo di Diodoro).
Che cosa ha a che fare tutto questo con l’orientamento? Quale è il nesso?
Il fenomeno della potatura è il risultato delle percezioni, esperienze, dei pensieri, delle emozioni, delle azioni, in una parola dell’apprendimento nel senso più pieno della parola che viviamo.
Se il mondo mi dice che sono solo capace di piantare chiodi, con molta probabilità questa convinzione influenzerà la percezione della mia identità, ma non solo. Inciderà sull’architettura stessa del mio cervello. Quell’elemento architettonico che avrebbe potuto fare la differenza, trasformare un edificio in un’opera di design, in un monumento o in un’opera d’arte riconosciuta è per sempre perso.
Queste nuove conoscenze hanno agito ancora più sul senso di responsabilità che è alla base di ciò che faccio, di ciò che proponiamo con Orientareoggi. Hanno inoltre confermato un’ipotesi sulla quale da tempo sto riflettendo. L’orientamento è sempre più una pratica che può supportare lo sviluppo della persona nella sua pienezza, perché incide sui processi di potatura. Potenziare la consapevolezza di chi sono e la capacità di elaborazione di un prototipo esistenziale dà modo di rafforzare alcune connessioni neuronali. Queste ultime influenzeranno i comportamenti e il modo di agire rispetto alle scelte che prenderò per me stesso ma avranno un effetto nel sistema di appartenenza. Orientamento e potatura. Decidere, deriva dal latino de-caedere, ossia tagliare. E’ un caso?
L’arte dell’orientamento è quella capacità di dare forma, dare una direzione, al proprio giardino di idee, emozioni e azioni. E come in ogni giardino va individuata la varietà di fiori e piante ma non solo. Va vista anche la molteplicità di essere viventi, quegli insetti che a volte danno fastidio, che aggiungono ricchezza al giardino. E poi c’è pure l’invisibile, che agisce silenzioso, ma promuove processi di nascita, di morte e di trasformazione…
Ora so che tutto questo far parte del processo di pruning. Lo osservo con i miei occhi di orientatore e non posso resistere dal dirlo:
Che meraviglia!