LENTE DI INGRANDIMENTO

lente di ingrandimento

Questa mattina aprendo i social mi sono imbattuta in un articolo che ha attirato la mia attenzione:  

 

La tecnica del riflettore ha falsato il racconto del caso AstraZeneca”.  

 

Visto che è presto tengo solo la prima parte del titolo. A quest’ora parlare di vaccini avrebbe lo stesso effetto di mangiare uova e pancetta.  

Così taglio e tengo solo la “tecnica del riflettore”. Rifletto a come utilizzo questa espressione con le persone che accompagno nei percorsi di Ricerca attiva del lavoro. E’ una similitudine per spiegare come nella costruzione di un CV vadano illuminate parole, competenze, esperienza efficaci per attirare l’attenzione, incuriosire.  

In fisica, invece, la riflessione consiste nel rinviare, da parte di una superficie, un flusso di energia che la colpisce. Il fenomeno risulta palese quando si tratta di energia luminosa soprattutto se la superficie, in questione, è lucida o meglio a specchio. Tuttavia ogni oggetto riflette della luce, fenomeno grazie al quale il nostro occhio riesce a cogliere i colori. 

Cognitivamente la riflessione è il rimandare indietro il pensiero, riconsiderandolo, ripensandoci su con attenzione. Riflessione ossia ruminare. Ad esempio dopo aver vissuto un’esperienza, capita a volte, di soffermarsi a riflettere cosa sia accaduto oppure cosa si sia appreso. In questo senso l’attitudine alla riflessione ci permette di discernere fra ciò che  non serve trattenere e ciò che invece è meritevole di essere rivisto, ricontemplato, focalizzato. 

In fondo la lente di ingrandimento dello scienziato, dell’archeologo, del linguista, fa proprio questo. Permette di vedere ciò che a occhio nudo è invisibile. Si inizia ad accorgersi che la realtà è a multi strato come l’epidermide. Ogni strato rivela qualcosa di nuovo. Forse dentro da qualche parte, fra l’anima e il cuore, abbiamo una lente di ingrandimento speciale.   

La chiamerò la lente di ingrandimento dell’orientamento! Sono certa: possiamo ingrandire quei pensieri, emozioni e vissuti che indicano una direzione. Occorre una buona dose di coraggio, in fase iniziale. Il rischio è di venir accecati. Se si pazienta gli stessi riflessi cominciano a tratteggiare una mappa. Poi prendono a lampeggiare allo stesso modo delle coordinate sullo schermo della plancia di un’astronave spaziale.  

Dyer provoca il suo lettore con questa domanda: “Se non sei tu che controlli i tuoi pensieri, chi li controlla?”. Il quesito rivela una verità profonda, che potenzia la liberta di ognuno di decidere come comportarsi rispetto alle migliaia di pensieri che viviamo quotidianamente (secondo uno studio sono circa 6.200 al giorno):  

 

1.  Ognuno ha la facoltà di scegliere di pensare qualsiasi cosa e di lasciare andare ciò che non è degno di essere messo sotto la lente di ingrandimento (scaccia pensieri!). Ciò che ingrandiamo si trasforma in vere e proprie pietre utili nella costruzione di strade e ponti.

 

2.  Si può sempre scegliere, in qualsiasi momento (della giornata, della settimana, del mese, dell’anno) se essere roccia o corallo: la differenza sta nell’essere morti o vivi. Orientarsi nel pensiero significa proprio questo: essere in grado di scegliere a quali pensieri dar voce.  

Opzione A: pensieri felici e nutrienti che motivano e contribuiscono, come in un puzzle, ad un quadro colorato e significativo. 

 Opzione B: pensieri dannosi e tossici che paralizzano (questo il motivo per cui ho evitato di prima mattina di concentrarmi sulla seppur interessante questione vaccini!!!)  

 

Auerbach, filologo del primo dopoguerra, sottolineava come sia possibile alimentare una concezione della verità che distorce “il giusto rapporto fra le singole parti” che la compongono, attraverso la tecnica del riflettore. Evidenziava, come le informazioni possono essere focalizzate, ed indirizzare il pensiero dell’opinione pubblica. Allo stesso modo questa tecnica potrebbe essere utilizzata invece per mettere in luce una direzione, sempre più richiesta nel caos contemporaneo.  

Dyer ha tradotto questo principio in una pratica semplice e fruibile: quella di impegnarsi a scegliere cosa illuminare. Una pratica ecologica che può far riflettere della luce dentro di noi e illuminare quei semi generativi pronti a sbocciare.  

 

 

Sara Marchiori 

Condividi questo articolo:

Potresti leggere anche:

CONSAPEVOLEZZA E CONSAPEVOLEZZE

“L’essenziale è invisibile agli occhi” La complessità e la dinamicità della condizione umana, sociale ed economica è evidente nella quotidianità. Le disuguaglianze, le contraddizioni, e

LEGGI TUTTO »

MINDSET IN CONSTRUZIONE

L’orientamento come pratica per leggere la quotidianità In questo periodo dell’anno stiamo portando avanti con Orientareoggi un percorso formativo legato alla motivazione con i docenti

LEGGI TUTTO »