L’ASCOLTO INTERIORE: PRIMO PASSO PER ORIENTARSI

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“Velocità, perseguimento costante di obiettivi sempre più sfidanti, risultati crescenti, spirito di sacrificio e adattamento…”  

 

“Frequentare l’università e ottenere il massimo dei voti, iscriversi a corsi di aggiornamento su tematiche innovative, indirizzarsi verso lavori prestigiosi o “sicuri” che garantiranno un’occupazione stabile futura…”  

 

“In tempo di crisi è meglio accontentarsi del proprio lavoro. Troppo rischioso cambiare…” 

 

“Vai all’estero, in Italia non c’è lavoro…” 

 

“E’ meglio lavorare per le grandi aziende, le multinazionali…”   

 

“Se segui questi consigli, non rischierai di perderti…”  

 

Tutti noi ci siamo sentiti ripetere alcune di queste frasi innumerevoli volte e in svariate circostanze. 

Ma è davvero così? Esiste una prassi oggettiva e universale da seguire? 

 

La vocazione non viene da una volontà ostinata. Viene dall’ascolto […]. Prima che io possa dire alla mia vita che cosa voglio fare di essa, devo ascoltare la mia vita dirmi chi sono. Devo prestare orecchio alle verità e ai valori che stanno al cuore della mia stessa identità” (Parker J. Palmer).  

 

Parkert J. Palmer nel libro “Let. Your life spealk: Listening for the Voice of Vocation”, parla di vocazione come di un elemento intrinseco che non ha origine da una pianificazione ostinata e razionale ma dall’ascolto, ovvero dalla percezione di ciò che accade interiormente e dei segnali che si presentano durante il nostro viaggio.  

Ascoltare e sentire le proprie emozioni e sensazioni rappresenta dunque il punto di partenza per programmare e pianificare il proprio percorso, le mete intermedie, i primi traguardi e l’obiettivo finale. Occorre però rimanere vigili durante il viaggio, monitorare periodicamente il proprio sentire, i valori, le verità che rispecchiano i bisogni, talenti e propensioni per intrepretare i segnali esterni, compiere delle scelte ed in alcuni casi modificare la meta.  

 

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Ecco da dove ha origine per me la funzione dell’orientamento: occasione per ascoltare quella voce che proviene dal profondo del sè e che vorrebbe emergere ed esprimersi liberamente ma che, in alcune fasi della nostra vita, difficilmente riusciamo ad ascoltare chiaramente.  

 

L’orientamento mira, dunque, a favorire tale processo di svelamento. Attraverso l’approccio narrativo, la riformulazione, il testing, il bilancio delle competenze ed esercizio simbolico/espressivi, sostiene l’individuo (o gruppi di individui) a svelare e focalizzare i propri interessi vocazionali, i valori assoluti, i bisogni intrinseci ed estrinseci, le propensioni, le competenze e le aspettative future, al fine di delineare un progetto o tema di vita che rispecchi la propria identità. All’interno di tale percorso, l’individuo viene considerato l’unico esperto e dunque l’unica fonte di informazioni autorevole sul proprio vissuto e sul suo progetto futuro mentre l’orientatore assume una posizione di facilitatore e co-creatore.  

 

Fare orientamento rappresenta oggi il mio obiettivo vocazionale, risultato di un percorso individuale di riflessione e di ascolto che mi ha portato a svelare ciò che stava “al cuore della mia stessa identità”.  

 

 

Arianna Lazzarini  

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