“Ieri è storia. Domani è mistero, ma oggi è un dono, per questo si chiama presente” Kung Fu Panda
Nella teoria di Orientare Oggi, la domanda di apertura dei percorsi è spesso: “Dove sono?”.
Questa implica il posizionarsi in una dimensione fisica e mentale, predisponendosi all’ascolto di sé. Questo ascolto non può prescindere, però, da un’altra dimensione fondamentale, che richiama la domanda:
“In che tempo sono?”
Il tempo dell’orientamento dal punto di vista geometrico ….
Nelle ore di storia, alle elementari la linea del tempo segnava un prima, un durante e un dopo, in una successione lineare che è lontana dal caratterizzare il mondo odierno.
Volendo giocare un po’ con le forme, possiamo osservare come ce ne possono essere altre che caratterizzano la dimensione temporale:
- Il cerchio: la circolarità è legata al guardarsi dentro ed intorno, ma la sua forma chiusa, mette alla dimensione del tempo un limite un vincolo, che stringe e definisce;
- La sinoide: è interessante perché rappresentativa dell’andirivieni, di alti e bassi anche precipitosi, in cui è facile “sbalzare”;
- La spirale: quella che, può essere vista come generativa. Partendo da un punto, una definizione del sé si allarga e coinvolge uno spazio ed un tempo più ampi e profondi. E soprattutto non finisce.
E tu? Geometricamente parlando, in che tempo ti trovi?

Il tempo dell’orientamento dal punto di vista filosofico …
Prendendo in considerazione il punto di vista filosofico, il tempo è stata una dimensione dibattuta fin dall’antica Grecia, in cui esistevano Chronos e Kairos.
Chronos veniva utilizzato per indicare lo scorrere dei minuti (e quindi la sua natura quantitativa) e Kairos per evidenziare la natura qualitativa dello stesso, ovvero l’abilità di fare la cosa giusta al momento opportuno.
E’ interessante, nel momento in cui si accompagnano persone in processi orientativi, comprendere come, nel mondo odierno, Kairos sta riscuotendo successo rispetto a Chronos.
Sebbene la rapidità nello svolgere un compito e la velocità di adattamento restino fondamentali (anche all’interno del mercato del lavoro), passano in secondo piano rispetto alla necessità di un tempo di qualità.
Le ragioni sono fondamentalmente tre:
- La prima riguarda la differenza tra “giochi finiti” e “giochi infiniti” nei contesti scolastici e lavorativi che viviamo. I primi hanno regole fisse, concordate e certe. Nei secondi, le regole non sono circolarmente definite, i giochi sono portati avanti da giocatori non sempre conosciuti e “la fine del gioco” non è per nulla certa.
Giocare sul campo e scegliere la cosa giusta al momento giusto.
Questo è kairos e permette di vivere il processo momento per momento, rispondendo al proprio sentire nel qui ed ora, cogliendo l’attimo presente e l’opportunità ad esso collegata;
- La seconda ragione è legata a quelle che Ronald Heifetz definisce sfide tecniche e sfide adattive. “Le prime richiedono un miglioramento di capacità e competenze all’interno di routine e processi conosciuti. Le sfide adattive, al contrario, richiedono nuove competenze e la capacità di muoversi in contesti incerti e imprevedibili.”( Cravera Sole24ore)
A livello orientativo riflettere sul presente, con l’ottica del futuro che si vuole costruire, mette le persone nella situazione di potenziare e generare scenari diversi di sè e riscoprire risorse nascoste.
- La terza ragione riguarda la complessità della realtà che stiamo vivendo. L’interconnessione sta mettendo in evidenza come ci siano obiettivi in trade – off tra loro. Questo significa che le azioni volte al raggiungimento di un obiettivo hanno impatti che possono essere (anche) negativi per altri obiettivi, altrettanto importanti.
A ben pensarci la complessità del mondo che stiamo vivendo è in linea con la complessità del pensiero e dell’essere umano! Definire e rispettare un percorso di studi o una carriera lavorativa coerente e chiara è sicuramente importante (chronos), almeno per rispondere, inizialmente, alla domanda “Dove sono”. Tuttavia, nella realtà che stiamo vivendo, non è possibile prevedere quando sarà necessario cambiare la linea d’azione.
Ecco allora che “ciò che fa veramente la differenza è la capacità di leggere l’evoluzione continua del contesto in cui ci si muove e adattare di volta in volta la propria strategia. Individuare quindi, non la cosa giusta in assoluto, ma la cosa giusta da fare in ogni singolo momento. Per l’appunto proprio quello che i greci definivano Kairos.”(A. Crevera Sole24ore)
Dove sono? e soprattutto In che tempo sono? Le domande che ci permettono di viaggiare con ragazzi ed adulti nella creazione di tempi a spirale e momenti kairos, affinché ognuno possa mature il suo tempo e lo possa cogliere ed accogliere con benessere e consapevolezza.