Il fallimento: cado ma mi rialzo

Gli esperimenti riusciti della mente e della parola

 

“Era di primo mattino ed il sole appena sorto luccicava sulle scaglie del mare appena increspato. Ad un miglio dalla costa un peschereccio arrancava verso il largo. E fu data la voce allo stormo. Ed in men che non si dica, tutto lo stormo Buon Appetito si adunò, si diedero a giostrare ed accanirsi per beccare qualcosa da mangiare. Cominciava così una dura e lunga giornata.”

E’ dall’immagine della costa e di un mare cristallino, regalata da Bach, ne “Il gabbiano Jonathan Livingston” che nasce la riflessione sul fallimento all’interno della filosofia orientativa di Orientareoggi.

 

I VOLI DELLA MENTE

 

Quando si parte per un viaggio si è contagiati da quello che può essere definito un ottimismo ingiustificato, in quanto la percezione che si ha è quella della vacanza, del riposo e dell’aspettativa di un posto meraviglioso in cui attraccare. All’arrivo si scopre, però che il mare non è cristallino come ci si aspettava, l’albergo ha un letto con il materasso troppo duro e guarda là, alcune nuvole all’orizzonte. Eccolo che arriva … il pessimismo giustificato: evidenze oggettive ci dicono che abbiamo ragione nel pensare che è proprio una vacanza non riuscita … Nello stesso modo, le esperienze quotidiane sono costellate da aspettative e percezioni che non rispecchiano la realtà, da errori di valutazione e di percezione che ci portano a falli – menti. La nostra mente è tratta in inganno rispetto a ciò che pensavamo andasse in un modo piuttosto che in un altro. E ci pone in atteggiamenti mentali diversi.

Ma che cos’è che può essere veramente chiamato fallimento?

Niednagel, coach, chiamato anche The Brain Doctor, si concentra sull’uso che facciamo delle esperienze che sono comunemente dette fallimentari: la prospettiva che propone è quella per cui, possiamo chiamare fallimenti solo quelle esperienze da cui non apprendiamo nulla. Ovvero, nel momento in cui ci poniamo rispetto ad un’esperienza, un lavoro, una strada intrapresa osservando solo le aspettative disattese, le vacanze e gli obiettivi non raggiunti.

Ma è proprio focalizzando l’attenzione sul pessimismo giustificato, su quelle evidenze oggettive che ci fanno sentire frustrati e delusi, che risiede la chiave di volta per essere gabbiani coraggiosi che planano sopra le vicende quotidiane e sfruttano le correnti in maniera precisa ed elegante, per arrivare alla meta.

 

CHE FARSENE DELLA DELUSIONE E DELLA FRUSTRAZIONE?

 

Sebbene siano “emozioni scomode”, delusione, frustrazione e sconforto davanti ad un fallimento possono essere i venti favorevoli per ricominciare. Infatti, nel momento in cui vengono accolte ed elaborate possono porre una lente di ingrandimento su alcune domande strategiche che ci avvicinano a vivere il fallimento dalla prospettiva ipotizzata da The Brain Doctor.

– Quali dati interessanti sulla situazione/contesto posso dedurre da questa situazione?

– Quali informazioni utili posso dedurre sulle mie competenze (Cosa so fare? Cosa conosco? Chi sono?)

– Quali indicazioni posso osservare rispetto alle emozioni che ho provato? E rispetto alle azioni intraprese?

Ecco allora che, il fallimento, diventa un’esperienza, un ambasciatore di informazioni e dati che, letti ed interpretati, possono essere la base costante da cui partire per cambiare e costruire nuovi pezzi di prototipo più vicini alla persona ed alla situazione che si vuole diventare.

 

ALLENARSI AL FALLIMENTO

 

Come relazionarsi con l’ambasciatore “fallimento”?

Vivere il fallimento come un esperimento costante, può essere un’avventura interessante che ci tiene in forma mente, cuore e pancia.

Partire dalla domanda:

– Quali esperimenti “fast and low cost” posso fare nel mio contesto?

Può essere un primo esercizio per aprire una relazione dialogica con l’ambasciatore e giocare a sfidare il vento che scompiglia ed arruffa le penne del gabbiano Jonathan Livingston che “entra in stallo e precipita giù. I gabbiani, non vacillano, non stallano mai. Stallare, scomporsi in volo, per loro, è una vergogna, un disonore. …. Ma il gabbiano Jonathan Livingston che faccia tosta, eccolo là, ci riprova ancora, tende e torce le ali per aumentarne la superficie, vibra tutto nello sforzo, e patapunf, stalla di nuovo – no, non era un uccello come tanti altri.”

Nella filosofia di Orientare Oggi, gli esperimenti diventano momenti essenziali di ri –orientamento delle vele e partono, spesso, dal linguaggio: che suono ha passare da “ho fallito” a “ho imparato qualcosa che, se non fosse andata così, non avrei imparato ed ho raggiunto una diversa consapevolezza rispetto a ciò che posso fare”?

Provare per credere!

 

 

Sara Marchiori

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