GESTALT E ORIENTAMENTO

Ispirato da un testo di Mario Polito sulla didattica Gestaltica, ho iniziato a sperimentare alcuni fra i principi che vengono proposti da questa teoria nella mia pratica orientativa.

Innanzitutto da cosa è caratterizzato l’approccio Gestaltico rispetto ad altri?

 

La Gestalt si basa su un fondamento molto importante: “il tutto è più della somma delle sue singole parti”. La parola Gestalt non ha una traduzione precisa in italiano, sebbene vengano utilizzate alcune parole come forma, figura, aspetto, immagine per avvicinarsi il più possibile a renderne il significato.

 

La Gestalt è il modo in cui si posizionano o si mettono insieme i vari elementi.

La frase è una chiara indicazione per gestire le decision-scelte, neologismo orientativo che sottolinea come nel processo decisionale vi sia contemporaneamente una nota di dolore, dovuta al tagliare/al rinunciare, ma contemporaneamente di piacere dovuta al preferire/scegliere; un ossimoro grazie al quale esprimere la propria libertà di progettare l’esistenza, sebbene richieda fatica (autore Massimo Ravasi). Esse prevedono infatti di raccogliere più elementi, esterni e interni, per poi avviare una fase di valutazione e di incrocio. Proprio grazie a queste azioni si attua la disposizione e il mettere insieme gli elementi (riporto altri temini utili segnati a lato dal mio correttore di bozze: interconnettere, mettere in relazione). A seconda della disposizione risulterà una figura finale che rivelerà più delle sue singole parti. Come da tre punti su un foglio bianco si origina un triangolo, così gli elementi, presi in considerazione per una Decision-scelta, porteranno ad intuire una via piuttosto che un’altra. Vi è però un ma a monte della soddisfazione di questa considerazione: occorre che i tre motori della scelta ossia la testa, il cuore e la pancia siano armonizzati. In caso contrario si faticherà a vedere l’immagine finale, o nei casi migliori, apparirà sfocata nei contorni e poco chiara. (Per approfondire la tematica sui tre motori della scelta rimando all’articolo di https://orientareoggi.com/fondamenti/)

Attenzione!! L’immagine finale va vista da chi sta cercando di orientarsi. La tentazione di consigliarla è forte e in questo caso vale la regola del silenzio (d’attesa, elaborativo, di suspence) dopo aver posto questa domanda:

 

  • Adesso che hai disposto gli elementi rintracciati in questo modo, che forma vedi?

 

Il verbo vedere è fondamentale, perché ciò che si propone è un primo atto istintivo per poi facilitare un passaggio verso l’osservare quella forma di pensiero originata da contenuti astratti. Il cervello in quel momento si mette all’opera, focalizza e traccia linee fra un punto e l’altro. (Per chiarezza terminologica riporto quanto evidenziato dal mio correttore di bozze: vi è una distinzione tra vedere e osservare: nel vedere non c’è sempre un’intenzionalità, “è qualcosa di quasi istintivo immediato, è avere un’idea, andare oltre, intuire, percepire con gli occhi della mente. Osservare è custodire, considerare con attenzione per conoscere meglio, rendersi conto”, per cui l’individuo compie un atto voluto e pensato. Anche se entrambi hanno una forte energia, si muovono su piani diversi.) 

 

Può accadere che la risposta sia: nulla.

In questo caso ci si trova di fronte a un bivio:

  • Disporre gli elementi individuati in un nuovo ordine
  • Chiarire maggiormente gli stessi elementi e rintracciarne di nuovi

 

Non a caso fra i suoi diversi principi la teoria della Gestalt propone quello di chiarezza.

Nella confusione, infatti, non può esserci comprensione.

Questo principio tra l’altro è una conseguenza dell’effetto figura-sfondo secondo il quale, di volta in volta, il soggetto pone interesse a determinati stimoli che riceve dalla realtà. In questo modo, invece di vivere passivamente quanto vive, attua un processo attivo e creativo degli input acquisiti. Grazie al processo di selezione e valutazione fa emergere dallo sfondo una figura a cui attribuisce maggior significato. Le domande che l’orientatore pone hanno in tutto questo un ruolo chiave.

 

La figura, ossia la Gestalt, che emerge dallo sfondo esperienziale è la migliore organizzazione possibile di energie percepite in sé e nell’ambiente e delle intenzionalità di contatto. La figura prende forma differenziandosi e acquisendo la novità.

 

Introducendo nuovi elementi nella mappa che si è disegnata fino a quel punto della propria esistenza si avverte una dissonanza cognitiva che potrebbe risultare fastidiosa. Il processo infatti richiede di destrutturare da una parte e ristrutturare la percezione della propria realtà in maniera assolutamente creativa e unica. La formazione della nuova figura risulta efficace se sostenuta da una forza vitale (motivazione) che apre all’evoluzione personale, ossia al cambiamento o allo sviluppo del proprio potenziale.

La Gestalt di cui si sta facilitando la nascita, può essere ulteriormente rafforzata, facendo ricorso ad altri principi come ad esempio:

 

  • Il principio di raggruppamento e unificazione: in che modo i diversi elementi che hai rintracciato si integrano? Quale potrebbe essere la sintesi di ciò che è emerso?

 

  • Il principio dell’esperienza passata: quale evoluzione personale scorgi rispetto alla scelta che stai prendendo?

 

  • Il principio di contrasto: in che cosa la tua scelta si differenzia da altri in situazioni simili?

 

 

  • Il principio di isolamento: ingrandisci, come se avessi un microscopio speciale, questo elemento, cosa osservi?

 

  • Il principio di vicinanza: il processo di scelta che hai affrontato quanto è importante per te?

 

 

  • Il principio di contiguità: la decisione che ha preso in che termini influenzerà altri aspetti della tua vita?

 

  • Il principio di somiglianza: in quali altre situazioni ti sei ritrovato ad affrontare una situazione simile a quella attuale?

 

 

  • Il principio di simmetria: in che modo gli elementi che hai rintracciato possono trovare un ordine fra loro?

 

  • Il principio della chiusura e completamento: la scelta che hai preso ha un capo e una coda?

 

 

  • Il principio di continuità di direzione: quali sono i diversi passaggi che ti hanno portato a questa conclusione?

 

  • Il principio di costanza: c’è qualche elemento che ritieni essere una costante nella tua vita?

 

 

  • Il principio di semplicità: riesci a rintracciare un esempio che conferma quanto stai sostenendo?

 

  • Il principio della buona forma: osservando i diversi elementi che hai rintracciato ritieni che ve ne siano alcuni in conflitto tra loro?

 

 

  • Il principio di pregnanza: riesci a cogliere di cosa è pregna la scelta che hai preso?

 

Queste categorie e l’elenco delle domande hanno il fine di stimolare la curiosità del lettore. Approfondendo ulteriormente la tematica se ne coglierà il valore intrinseco: esse permettono infatti di facilitare l’esplorazione personale e di far emergere preconoscenze, associazioni, ricordi ed emozioni e molto altro. Si tratta di variabili che nel processo di scelta vanno reinserite in una nuova cornice concettuale necessaria a generare una “gestalt forte” utile ad affrontare la soluzione di un problema esistenziale, formativo, professionale.

 

La teoria della Gestalt rappresenta una base concettuale molto funzionale alla pratica orientativa visto che, in questa impostazione, tutto ciò che si percepisce, si pensa o si fa ha un valore esistenziale. Da questo punto di vista le decisioni vengono concepite come dei passaggi per risolvere dei problemi a cui l’esistenza ci pone di fronte. La Gestalt di scelta vuole inoltre accompagnare allo sviluppo di un equilibrio armonico tra l’Organismo (soggetti o persone) e l’Ambiente (fisico, sociale, economico, politico, valoriale esistenziale), ovvero a percepirsi come parte di un sistema e di un Noi.

 

Il soggetto, nella teoria della Gestalt, è in continua interazione con l’Ambiente. Non è una monade a sé ossia un IO isolato (a questo proposito si rimanda alla riflessione teorica di F. Perls).

 

Quest’ultima affermazione è una premessa indispensabile per dare un significato pieno ai principi della Gestalt e ad utilizzarli in modo adeguato. A questo proposito l’orientamento si propone come una pratica che facilita la consapevolezza personale, grazie alla quale il soggetto si mette in moto e si attiva per dare soddisfazione a bisogni e interessi esistenziali che trovano un pieno significato perché participi di una globalità.

E ora tocca a te:

Rileggi l’articolo: evidenzia, sottolinea e scrivi a margine tutto ciò che emerge dallo sfondo. Se lo ritieni fai una mappa dei concetti che ti hanno colpito, adottando come guida i principi elencati sopra. Avverti una dissonanza cognitiva? Senti di voler integrare quanto letto a ciò che già pratichi? Percepisci una vicinanza? Hai voglia di sperimentare quanto appreso?

 

Si sta formando dentro te una nuova Gestalt: accoglila.

 

 

Di Massimo Ravasi

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