La geografia orientativa è una metodologia guida per chi accompagna e facilita i processi decisionali, progettuali professionali, formativi e di lifedesign. Allo stesso tempo l’applicazione della metodologia da parte dell’orientatore porta a una trasmissione e interiorizzazione degli schemi e strategie da parte del beneficiario. Ne consegue un rafforzamento dell’autonomia personale nella definizione di sé stesso.
Vediamone una sua applicazione approfondendo le quattro dimensioni dell’orientamento.
La funzione di quest’ultime è di potenziare la capacità delle persone di attuare del mapping esistenziale. Le quattro dimensioni sono paragonabili a delle coordinate che permettono di ottimizzare il design rispetto alla propria identità.
Le quattro dimensioni facilitano lo storytelling personale.
Incipit: traccia su un foglio una linea retta con un inizio ma senza una fine.
E’ la linea sulla quale far posizionare la persona rispetto alla sua storia: l’inizio della linea è la nascita. Si passa dal passato al presente al futuro.
Alcune domande esemplificative del processo: Dove ti posizioni sulla linea rispetto al tuo presente? Quanto supponi sarà ancora lunga la linea della tua vita? Segna gli eventi significativi che hanno contribuito alla tua evoluzione; il futuro è ignoto ancora, indefinito, ma hai delle intuizioni tue personali?
Chiameremo questa prima dimensione la lunghezza storica
Intermezzo: Ora alza gli occhi al cielo e osserva le stelle; disegnane alcune proprio sopra al punto che segna il tuo presente sulla linea retta. Di che cosa parlano queste stelle? Quali sono i tuoi desideri? Quali sono le tue aspirazioni? Hai un sogno nel cassetto? Battezza queste stelle.
Ora abbassa gli occhi, guarda giù: quali sono i tuoi bisogni? Le tue esigenze? Le tue priorità? Le urgenze importanti? Fai dei simboli che le rappresentino e nomina ogni elemento.
Chiameremo questa seconda dimensione cielo-terra.
A proposito di questa seconda dimensione: alzare gli occhi al cielo (di giorno per guardare le nuvole o l’azzurro, di notte le stelle o il buio, di mattina presto per guardare i colori dell’alba) è un ottimo esercizio per attivare l’immaginazione. Basta guardare semplicemente su.
Al contrario abbassare lo sguardo attiva la concretezza, il pragmatismo, il fare: fissare del terriccio, un pezzo di asfalto, un prato, un terreno incolto, una strada. Guardare i propri piedi. Insomma basta guardare giù, verso lil basso.
Affondo: Dalla linea retta tracciane una obliqua facendola partire dal punto in cui ti sei posizionato nel tuo presente.
Chiameremo questa terza dimensione profondità. Mi sposto verso il mio interno per far affiorare i valori, i principi, le convinzioni personali che parlano dentro di me. E’ materiale ancora del tutto valido? Oppure c’è qualche valore che ha perso di intensità, altri che ne hanno assunto? E le convinzioni: sono funzionali rispetto alla parte alta e la parte bassa del piano? Eguale domanda per quanto riguarda i valori, i principi, le massime. Fermati e osserva come questa nuova linea rivoluzioni il piano. Si passa da un affresco medioevale a una pittura più moderna. La profondità amplifica la figura e la rende più piena.
Sintesi: La quarta dimensione dell’orientamento rappresenta una porta su ciò che potrei essere. Questa dimensione è di natura temporale, nel senso che dà accesso a un futuro diverso rispetto a quello proiettato dal contesto sistemico nel quale si è inseriti; rappresenta una specie di teletrasporto, con cui è possibile spostarsi avanti e indietro quasi si disponesse di una sorta di macchina del tempo.
Ne escono dei ritratti ognuno con una propria luce: perché il tempo è luce, è energia. Graficamente questa dimensione è rappresentata da delle linee curve simili a quelle che segnano la longitudine sulla Nostra Sfera Celeste. Il punto centrale è il poter essere, il potenziale che emerge dalle restanti dimensioni con un approfondimento ulteriore. Per ogni linea curva prova a rispondere alle seguenti domande.
E ora che abbiamo tutto questo, che cosa possiamo farne? Che cosa ti suggeriscono i dati che hai individuato? Quali sono i segnali che cogli in quanto hai tratteggiato? E se ti ascolti, a cosa non hai ancora dato retta o lasciato in ombra? A quali di questi elementi vuoi dare voce? Ritieni che potrebbero ulteriormente supportarti nel sentirti di avere un ruolo nel tuo sistema, o finalmente potrebbero permetterti di trovarlo?
Osserva la figura finale: geometria esistenziale, arte esistenziale, design esistenziale.