EVENTI ORIENTATIVI

“I punti di vista costruiscono la realtà”

I battenti si sono riaperti e il buon vecchio “tan – tran” è rientrato nella quotidianità. Le strade sono più trafficate, il vociare nei cortili delle scuole più alto, la luce delle giornate si attenua prima e le temperature, seppur con molta gradualità, stanno scendendo. E’ l’autunno. Orientativo per noi di Orientareoggi che siamo rientrati nelle scuole, tra formazione alunni, genitori ed insegnanti. Per me, che ho ripreso a conoscere e condividere con persone in ricerca attiva del lavoro pensieri, riflessioni, sfoghi, piani di azione.

 

Frammenti di quotidianità orientativa, che, osservati, sembrano pezzi di tetris che non sempre si incastrano per disegnare sistemi di benessere ed equilibrio.

Nelle ultime due settimane, si sono alternati tre episodi che hanno stimolato la riflessione rispetto al mio percorso di carriera e che hanno puntato la luce su due elementi fondanti la motivazione: la percezione (o detta con Trabucchi la valutazione cognitiva) e le emozioni che sono affiorate. Tutti e tre hanno un fil rouge: le persone e le loro storie.

Episodio 1:

Lunedì mattina. Entra nella stanza una donna di mezza età, la accolgo con un sorriso sul volto. Sul suo, di volto, la luce è grigia. Le labbra incrinate e le sopracciglia aggrottate: sembra furiosa. Si siede senza salutare. Mi guarda in cagnesco ed afferma “sono qui perché devo. Non mi fido del Centro per l’Impiego che mi ci ha mandato e neanche di tutti quelli che lavorano nel pubblico e che tanto non mi hanno mai aiutato a trovare un lavoro. Tutte balle.” Ok. Ci ho visto giusto. Ornella (nome di fantasia) è a dir poco scocciata. Quello che mi colpisce delle sue parole, non è tanto la rabbia con cui le pronuncia, ma il contenuto che trasmettono: emerge la sfiducia nei confronti di sistema. Non è l’unica che la porta in sessione, in questo periodo. Rifletto e lavoro con lei sul senso del suo essere lì e su come vuole utilizzare un frammento di tempo che le viene regalato. La riposiziono al centro del suo tempo e del suo percorso. Il movimento è impercettibile, lento, ma permette di lasciare andare la rabbia e lasciare il posto allo scetticismo. Alla possibilità che in quelle tre ore possa succedere anche qualcosa di buono.

Questo il lavoro con Ornella. Quando esce dalla stanza, comincia il lavoro su di me e sul mio di senso di essere lì, di scegliere questo lavoro.

 

Valutazioni cognitive: le persone arrivano sfiduciate dal sistema, confuse rispetto al “dove devo andare a chiedere che cosa”. Palline in un flipper senza barre, rimbalzano faticando, alle volte, a definire il confine delle responsabilità e quindi del protagonismo personale.

La percezione è quella di un sistema de frammentato, in cui l’abilità di dare risposte è lasciata al singolo operatore, funzionario, addetto allo sportello. Sembra che ognuno agisca senza una cornice chiara di riferimento, senza un modello condiviso di organizzazione. L’armonia e la speranza di una costruzione sinergica sulle politiche pubbliche del lavoro sembra disegnata su uno spartito musicale dove le pause e le interruzioni sono maggiori, in termini numerici, delle note da suonare.

Emozioni: frustrazione, disappunto, energia. La frustrazione e il disappunto sono collegati alla voglia di poter dare risposte che si inseriscono nello spartito in maniera armonica. L’energia si genera dalla continua ricerca di spazi e dimensioni in cui poter agire anche nella costante incertezza del sistema. Dall’entusiasmo di lavorare sull’automotivazione individuale e sulla bellezza di accompagnare alla scoperta del proprio potenziale.

Episodio 2:

Auditorium di una scuola media. Serata organizzata per i genitori di prima. Lentamente, ma in maniera costante si riempie. Arriviamo a 42 genitori. Il fenomeno è interessante: scuola nuova per i figli. Entrano in un momento diverso della loro vita e in un contesto diverso, che accoglie con serate orientative e con momenti di formazione anche per i ragazzi in aula ed insegnati nei pomeriggi. La serata inizia, l’interazione interessante, gli spunti fluiscono da parte nostra, come da parte dei genitori: interessanti e centrati sull’argomento, rendono il momento formativo come un tempo di apprendimento partecipato. Ad un certo punto, suona una sveglia del telefono. Un papà si alza, si dirige verso di noi, ci tende la mano, ci ringrazia degli spunti ed afferma “molto interessante, ma devo andare a lavorare”. Sono le 21.30. E un papà di un ragazzo di prima media, prima di attaccare con il turno di lavoro si presenta ad una serata orientativa che tratta il tema dell’apprendimento. Brividi.

Non è il solo che ci regala uno spunto di riflessione. Finisce la serata: un altro papà si avvicina al tavolo, ci lascia la penna e un foglio. Abbiamo lavorato sui bisogni di ragazzi in pre adolescenza. Il suo foglio e macchiato da una scritta “in questo momento, mio figlio avrebbe bisogno di una mamma”.

 

Valutazioni cognitive: In questa scuola sembra esserci l’idea chiara di un sistema di cura dell’apprendimento e dell’educazione di ragazzi, ma anche delle figure di riferimento che li accompagnano in questa esperienza. Ci sono genitori che investono energia nel loro ruolo educativo e sono sensibili. Hanno voglia di crescere e di trasformarsi. Proprio come stanno facendo i ragazzi in età evolutiva.

Emozioni: entusiasmo e fiducia. Nell’incertezza costante di un mondo che cambia ci sono persone generatrici di energie e curiose rispetto all’apprendimento e soprattutto alla condivisione di contenuti e visioni culturali diverse e che possono essere diffuse.

Episodio 3:

Sala di un centro di aggregazione per ragazzi delle medie. Sono in sei i ragazzi universitari che mi aspettano per un momento di formazione sulla tematica “Motivazione, relazione ed apprendimento”. Saranno loro a condurre il progetto, richiesto dalla scuola di un doposcuola per ragazzi con fragilità cognitive e sociali. I sei universitari arrivano da facoltà diverse: psicologia, scienze della formazione, economia. Piovono domande su come gestire il gruppo, su come gestire le emozioni, su strategie di accompagnamento per fare i compiti. Il percorso è strutturato come un momento di apprendimento partecipato. Partiamo dalle loro conoscenze, dagli studi fatti e dalla focalizzazione del target. Sprizzano curiosità, voglia di provare. Paura e timore per questa nuova avventura.

 

Valutazioni cognitive: quali competenze fornisce il sistema università ai ragazzi che escono da una triennale? Perché si sentono così spaesati di fronte ad un dopo scuola con ragazzi fragili, quattro universitari che escono da scienze della formazione e psicologia?

Emozioni: perplessità, curiosità, soddisfazione. Che tipo di supporto formativo stiamo dando a livello di università a ragazzi che vogliono mettersi in gioco in processi educativi? Quali strumenti concreti e spendibili nel mercato del lavoro? La soddisfazione è legata all’aver trasformato conoscenze teoriche in mezzi pratici di gestione del gruppo, confronto con ragazzi fragili e trasformazione dei compiti come opportunità di apprendimento ed empowerment nelle competenze sociali.

Riflessioni conclusive.

Chi legge i miei articoli sa che amo partire dalla realtà concreta per teorizzare e riflettere su principi. Questi tre momenti di quotidianità orientativa hanno generato riflessione e pensiero rispetto alla motivazione. Elemento che nei prossimi anni sarà di vitale importanza: in sistemi caotici e in cui non sempre le responsabilità sono chiare, il disorientamento può portare alla demotivazione. Ad ognuno è data la possibilità, però, di rimboccarsi le maniche e cercare quella goccia, quel frammento di vita quotidiana che dona significato e ricchezza alla propria carriera professionale.

Qual è la percezione di questo evento? Quale valutazione cognitiva posso fare? Quali emozioni nascono in me? E quale messaggio mi stanno portando? Quale valutazione, esplorazione e trasformazione posso e voglio fare di questo stato emotivo? Rallentare e osservare le proprie percezioni, le proprie valutazioni cognitive e le proprie emozioni è una strategia per stare con consapevolezza, motivazione e passione in questo mercato del lavoro. Provare per credere.

 

 

Di Sara Marchiori

 

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