Ci sono fasi nella vita in cui si sceglie di rivedere le proprie abitudini alimentari per vari motivi: estetici, benessere fisico, di salute, sociali o di contesto culturale. Ciò che ingeriamo quotidianamente, infatti, influenza il nostro stato fisico/psichico. Ad esempio basta semplicemente prendere degli zuccheri per modificare il nostro umore.
Oltre alle sostanze alimentari ci sono però anche altri tipi di cibo che consumiamo nel corso della nostra vita e che spesso ignoriamo.
A questo proposito riprendo ciò che scrive Thic Nhat Hanh in Il Dono del Silenzio:
Oltre al cibo commestibile ognuno di noi mangia ogni giorno tutta una serie di “impressioni sensoriali, cibo costituito dalle esperienze che ricevi attraverso gli occhi, orecchi, naso, lingua, corpo e mente. Comprendi ciò che senti, ciò che leggi….comprende i tuoi messaggi telefonici e gli sms, il suono dell’autobus fuori dalla tua finestra.
Oltre al cibo commestibile ognuno di noi fa uso di una terza fonte di nutrimento: la volizione. “La volizione è la tua volontà, la tua preoccupazione, il tuo desiderio. E’ cibo perché nutre le tue decisioni, le tue azioni e i tuoi movimenti. Senza la volizione, senza l’intenzione di fare qualcosa, non ti muoveresti, appassiresti semplicemente”.
Potrei fermarmi a questo punto, perché più che sufficiente per sollecitare una riflessione di quale potrebbe essere una buona dieta da proporre a chi si trova a scegliere. Prima di tutto va posto però un chiarimento.
Ci sono occasioni in cui l’orientatore cade nella tentazione di mettere in atto dell’orientamento diretto, ossia di trasformare l’orientamento in una consulenza ti dico io cosa va bene per te. Per molti evitare questa modalità è una questione etica. Proprio per questo, allo stesso modo di un buon dietologo, l’orientatore parte da presupposto di facilitare un processo di consapevolezza rispetto a ciò che la persona poi sceglierà di masticare e gustare.
Molto efficace l’accostamento della parola nutrimento alla volizione. Per nutrirsi occorre avere uno stimolo. Lo stimolo può arrivare dall’esterno, indotto – immagina un sacchetto di patatine; ora immagina una mela – oppure venire dall’interno: si avverte una sensazione che ci manca qualcosa come quando abbiamo sete. Se hai già vissuto questa esperienza, sai benissimo che fino a quando non bevi quel sorso d’acqua non tornerai in quello stato di quiete che ti permette di dedicarti anche ad altro.
L’orientatore fa anche questo: induce lo stimolo quando assente, ossia ne facilita la generazione o rinascita, oppure semplicemente sensibilizza. Allo stesso modo di un buon dietologo, consiglia una dieta orientativa che influisce sul proprio benessere facendo emergere nella persona ciò che ritiene inciderà sul suo benessere e ciò che invece potrebbe risultare nocivo.
La prima fase di questo tipo di dieta è rallentare e aver ben chiaro che il processo decisionale richiede accortezza e capacità di stare nel qui ed ora, evitando le scorciatoie.
Fatto questo primo passaggio si può dare inizio alla propria trasformazione cominciando a pensare quale cibo potrebbe dare energia, vitalizzare, rafforzare, aiutare a crescere, portare verso quella meta che è stata individuata.
Queste riflessioni metaforicamente sono cibo per la nostra volizione, sono alimenti volitivi.
Queste ed altre domande hanno il pregio di risvegliare anche quando si è fermi da un po’. Si potrebbero definire delle domande vitaminiche, o alimenti eccitanti.
Thic Nhat Hanh scrive anche di un quarto tipo di cibo:
Il quarto tipo di cibo è la coscienza. Comprende la tua coscienza individuale e il modo in cui la tua mente nutre sé stessa e nutre i tuoi pensieri e le tue azioni. Include anche la coscienza collettiva e il modo in cui influisce su di te.
Le parole chiave in questo caso sono: coscienza ->mente->pensieri->azioni.
Un orientatore fa anche questo: pungola la coscienza di chi incontra, favorendo il suo collocamento in una sorta di plancia esistenziale. Il neologismo è: geolocalizzazione esistenziale.
L’orientatore facilita la ricerca delle coordinate personali così da rispondere alla domanda dove sono? sia rispetto alla propria avventura di vita sia rispetto al ruolo che si potrebbe rivestire nel Mondo.
Domande quanto mai attuali, visto le caratteristiche di complessità e incertezza che presenta il nostro sistema.
A questo proposito, a Orientareoggi pensiamo che diffondere fra i giovani questa cultura alimentare sia la base per apprendere l’arte del design formativo, professionale e di vita. Proprio per questo ai ragazzi delle scuole medie proponiamo delle esperienze che li portino a valutare di quale cibo volitivo e della coscienza potrebbero nutrirsi, una volta entrati nel mondo. Tutto questo si ottiene grazi a una tecnica che chiamiamo: la tecnica dello sguardo esterno/interno, interno/esterno.
Con i ragazzi delle superiori andiamo oltre accompagnandoli ad ascoltare, dopo aver smorzato quel brusio che distrae, la propria vocazione sintetizzata in queste domande:
Quale ruolo voglio avere nel mio sistema? Quale contributo voglio dargli?