Periodo intenso per Orientareoggi. Con l’inizio della scuola sono partite le attività di orientamento dedicate agli alunni della prima media (Scuola Secondaria Primo Grado).
Orientamento in prima media???
Proprio così: negli ultimi 15 giorni abbiamo incontrato più di 300 studenti, per socializzare con il loro nuovo contesto di apprendimento. Alcuni la chiamano accoglienza, ma per noi è qualcosa in più. Si tratta di un’esperienza per socializzare con il fantastico Mondo dell’Apprendimento.
Per rompere il ghiaccio, in apertura, agli alunni chiediamo: di che cosa si occupa un orientatore?
Per la maggior parte dei casi l’orientatore viene identificato come una figura esperta in orienteering e nell’individuare direzioni, strade, punti cardinali.

Proprio per questo aggiungiamo: “In effetti l’orientatore è un esperto di strade e di direzioni ma non solo fisiche. Avete ancora sentito la frase: non prendere quella brutta strada?”; qualcuno fa un cenno di assenso, altri sorridono. Ecco un orientatore si occupa proprio di questo: aiuta a scegliere, a riflettere quando ci si trova ad un bivio, a valutare quale strada prendere nella vita.
Per chiudere la questione si chiede agli alunni di scrivere:
“Un orientatore allena l’intelligenza orientativa, grazie alla quale posso capire, diventare più consapevole di dove mi trovo e verso dove mi voglio dirigere”.
La frase è solo un modo per attivare una dinamica al di là del significato che contiene.

In una classe di prima media è sufficiente chiedere di prendere carta e penna per osservare quanto la classe sia pronta a raggiungere l’obiettivo comune di procedere insieme.
Il più delle volte si constata che la classe risponde allo stesso stimolo in modo eterogeneo, visto che ogni alunno presenta una capacità diversa di ascoltare, osservare, condividere e gestire la propria energia.
Scrivere all’unisono la frase proposta è una prima esercitazione di team building. È un primo allenamento per far sperimentare ai vogatori come si rema con un ritmo. Gli insegnanti insisteranno con questa operazione di coordinamento nelle settimane successive. Non si può comunque dare per scontato il risultato: in alcuni casi occorre insistere e ripetere a lungo questa pratica, onde evitare di ritrovarsi con un insieme di alunni che remano con forza e in momenti diversi.

Immagine di riferimento: una barca che gira su sé stessa.
Mentre siamo in classe o in formazione, decidiamo di condividere con gli insegnanti questa strategia:
Per sviluppare un ritmo comune occorre rallentare in fase iniziale e insistere sulla ripetizione della stessa sequenza, cercando di raggiungere una tempistica ritenuta accettabile in alcune abilità di base. Si tratta di un addestramento.
Può sembrare scontato, ma invece spesso succede che trascorse le prime settimane di scuola si perda la focalizzazione su questo obiettivo comune. Spinti dal diktat, il programma non può attendere, ci si dimentica come per raggiungere un successo diffuso sull’intera classe sia necessario continuare a praticare alcuni esercizi di gruppo.
Districarsi nell’alternativa tra il prestare attenzione all’evoluzione della classe o procedere con il programma è una questione ormai secolare.
Non si tratta di perdersi in inutili polemiche per nulla costruttive, quanto di riconoscere che l’insegnante si trova a vivere ripetutamente una condizione faticosa, perché strattonato da più parti: devi fare questo, ma educativamente è importante che.. Nel corso del tempo questa dinamica ha un altro effetto sugli insegnanti: può incidere sulla costruzione o rivisitazione della propria identità professionale. L’ambiguità disturba e porta all’insicurezza. Il rischio di gettare la spugna e irrigidirsi su di una posizione in questi casi è molto probabile.

Di fronte a questa situazione, proponiamo di cambiare punto di vista. La domanda per affrontare la questione da un’altra prospettiva è questa:
Chi è il protagonista del processo di apprendimento?
Scontata la risposta. Almeno credo, ma per sicurezza riporto che per noi di Orientareoggi è l’alunno.
Altre domande che seguono alla prima:
- L’alunno ne è sempre consapevole?
- Tutti gli alunni sono preparati a vivere questo protagonismo?
- Gli alunni vengono informati e resi consapevoli che la scuola è il luogo delegato all’Apprendimento nel senso più ampio della parola, o si dà per scontato?
L’accoglienza…ops…l’orientamento, serve a promuovere questo passaggio. In una fase della vita in cui si attraversa il confine della fanciullezza e si entra in adolescenza si aprono nuove opportunità, sempre che qualcuno si faccia carico di evidenziarle e di metterle in primo piano. In caso contrario la propria percezione resterà uno sfondo sfocato, mancante di punti di riferimento.
Così nelle classi abbiamo messo in evidenza che per orientarsi nel nuovo contesto di apprendimento occorre prima di tutto allenare e proteggere quattro super poteri che l’umanità ha smarrito:
Ascoltare Osservare Condividere Gestire l’energia.
Partiamo dalla sensorialità per accompagnare dolcemente a scoprire la bellezza che si può creare e sentire nell’apprendere insieme, ma come questa dimensione richieda che ognuno metta a disposizione degli altri delle risorse personali. Il mio correttore di bozze aggiunge a questo proposito:
in questo caso la bellezza è un processo dinamico a cui si può arrivare coordinandosi, vedendosi, ascoltandosi, osservandosi costantemente, che può anche aumentare ma può anche rompersi, richiede energia, attenzione e molta cura da parte di tutti, corresponsabilità di intenti e di azioni, emozioni…

Una volta che gli alunni diventano consapevoli che dipende da loro se allenare o meno i 100.000.000 miliardi di neuroni che posseggono e che per farlo hanno bisogno di compiere uno sforzo comune, inizia una nuova narrazione. Si passa da una visione del dovere a una della sfida, in cui anche lo scrivere tutti insieme una frase ha un senso diverso perché parte di un processo di apprendimento a vantaggio di tutti, in cui tutti hanno un ruolo, in cui tutti hanno una responsabilità.
Se vuoi approfondire i nostri percorsi scrivici. Confrontarsi è un buon inizio per individuare una direzione da prendere insieme.
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