ATTIMI QUOTIDIANI DI ORIENTAMENTO INFORMALE

“Educare non è riempire un secchio, ma accendere un fuoco” Yeats

E’ un caldo venerdì sera d’estate. E per fortuna, dopo una lunga, intensa e bella settimana, arriva il momento amici, chiacchiere ed aperitivo. Questa sera ho la fortuna di essere invitata a casa di una famiglia speciale: mamma, papà e ben due ragazzi in età adolescenziale.

 

Ma questa non è una sera come le altre: nell’aria c’è una richiesta importante. Marco (nome di fantasia), 16 anni, ha da poco cominciato a fare un lavoretto estivo ed ha una richiesta: l’Iphone 13. Gli accordi sono chiari: lo può comprare con i soldi che guadagna. Parliamo di una cifra importante. Arrivo nel mezzo della discussione: Marco vuole l’Iphone per lunedì. I genitori gli avevano detto che l’avrebbero supportato nell’acquisto nel week end. Per lui venerdì sera … è già week end.

Comincia la contrattazione: mamma e papà vogliono bersi una birra e rimandano all’indomani l’acquisto. Marco non molla. La situazione è affascinante.

 

Marco sottolinea l’importanza di avere l’Iphone nel week end, mamma e papà chiedono perché è così importante averlo proprio nel week end e quali sono gli elementi che cambiano la situazione nel momento in cui l’ordine viene fatto il giorno successivo. Riportano dati di fatto: la transizione economica sul sito non sarebbe avvenuta prima di lunedì in qualsiasi caso, e soprattutto sul sito c’è scritto che la consegna arriva in un giorno lavorativo.

L’insistenza di Marco scalda il clima: arriva ad andare a prendere la borsa della mamma ed il pc per fare l’ordine. Mamma e papà non si muovono, sorridono, chiacchierano e continuano a bere la loro birra.

 

La confidenza che ho con loro mi permette di fare una domanda diretta a Marco: “cosa significa per te avere l’Iphone 13?”. Non mi sembrava una domanda complessa. Spiazzato. Completamente.

La discussione prende un’altra direzione ed è interessante seguire i ragionamenti di Marco.

“ Dai Sara, l’Iphone 13 è uno status symbol, sai che gran belle foto che fa e poi sono più figo se ce l’ho! Poi lo posso comprare con i mie soldi, lo posso far vedere alla Madda, ha un sacco di app che i telefoni “normali” non hanno e ha i filtri per fare i video come gli influencer”.

 

Digressione: sarà deformazione professionale ma, tutti gli attori della storia hanno attivato la loro intelligenza orientativa (in maniera probabilmente inconsapevole).

Fine dell’aneddoto. Inizio della riflessione.

Essere Genitori oggi

Non è come una volta. La genitorialità oggi richiede modalità diverse. Essere genitori oggi significa creare una dimensione relazionale con i figli in cui si cresce insieme. E’ una dimensione che va continuamente potenziata, aggiornata e, come dicono gli adolescenti, “ci devi stare dentro”! Ed è in questo starci dentro insieme che si affronta la complessità del mondo, si gestisce l’ambiguità, si fronteggia una crescente incoerenza quotidiana. Incoerenza che sta diventando abitudine e proprio per questo si sta normalizzando. Il rischio è di non farci più caso. La conseguenza è di alimentare una sorta di schizofrenia valoriale, etica e di provocare disorientamento o smagnetizzazione della bussola interiore propria e dei figli.

 

Riprendendo la conversazione che mamma e papà hanno avuto con Marco, le caratteristiche che mi hanno colpita sono: il mantenimento della posizione presa, con coerenza e costanza; la gestione emotiva e il confronto generazionale.

 

Nel chiedere al ragazzo perché è così importante avere l’Iphone 13 subito, mamma e papà lo mettono in una situazione di riflessione e, soprattutto, in una situazione in cui il desiderio viene posticipato. Si dilata il tempo e si lavora sulla gestione del “non è tutto e subito”: pazienza.  Si dilata lo spazio del sentire e del pensare.

Questa azione che sembra apparentemente semplice, vista da un occhio esterno è stata relazionalmente interessante. In un mondo in cui, si dice, i genitori sono amici dei figli, comprano i ragazzi con regali perché non hanno tempo di stare con loro, penso che questa sia stata un’azione orientativa ed educativa di profonda importanza.

 

Sicuramente Marco non l’ha riconosciuta subito e sicuramente, venerdì sera era molto arrabbiato. Ma quello che questa mamma e questo papà gli hanno fatto vivere è un’esperienza: un bellissimo regalo di cosa vuol dire aspettare e godere dell’attesa per poi avere l’oggetto tanto desiderato.

Quando l’atmosfera si è scaldata e Marco è diventato particolarmente insistente, non ho sentito urla e strepiti, ma visto sorrisi e perfino un abbraccio. Ecco un’altra abilità che questi due genitori hanno mostrato: gestione delle emozioni.

 

Nessuno dei due ha preso di punta il ragazzo chiedendo si smetterla. Hanno riportato dati di fatto con semplicità nelle parole e con un “perché non adesso ma dopo” facilmente comprensibile.  La frustrazione e il fastidio di sentire “la zanzara Iphone13” è stata gestita, anche esplicitandola con ironia.

 

Infine: il confronto generazionale. Nel porre domande, i genitori hanno messo Marco nella posizione di poter dire la sua, di poter spiegare le sue ragioni.

Nello stare nella situazione anche scomoda, Marco si è trovato ad avere l’occasione di orientarsi anche su prospettive diverse. A poter comunicare ed interfacciarsi con chi ha vissuto un mondo molto diverso dal suo.

 

Dalla faccia e dalle parole, anche Marco ha esplicitato di essere “scazzato e frustrato”: anche per lui, lo stare in una situazione in cui i genitori non mollano non è stato semplice. “Ai miei amici è concesso tutto, comprano quello che vogliono quando vogliono e possono andare a tutte le feste”.

L’adolescenza da sempre è un momento di conflitto e di cambiamento, in cui i ragazzi cercano se stessi.  Nelle contraddizioni (presenti nel contesto e nel tempo attuali), nelle emozioni forti è complesso mettere spazio e tempo su una cosa, che in effetti puoi avere subito. Manca l’abitudine.

 

Ma non mancano i valori e ciò che è importante. Quando ho chiesto cosa significa avere l’Iphone, Marco ha evidenziato che:

– è orgoglioso di poterselo comprare con i suoi soldi. Si alza tutte le mattine alle 6 per lavorare nei campi durante la mattinata. Motivazione estrinseca? Si, vero. Ma intanto sta vivendo un’esperienza di fatica, che lo ricompensa con un oggetto che fa status

– status? O forse la Madda. Non è tanto lo status, quanto il sentirsi riconosciuti, visti con le proprie emozioni e le proprie … prime cotte. Costruire e dare forma ad un’identità che si sta sviluppando ed affermando

– filtri per fare i video come gli influencer: qui, Marco ha aperto la riflessione e quando gli abbiamo chiesto se avesse il desiderio di passare le ore in palestra, dall’estetista, dal parrucchiere, a spendere tutti i suoi soldi in vestiti … ha ammesso che forse, “ma lo devo verificare”, ha anche altre priorità, tra cui andare sulla casa da monte che il Comune ha dato ai ragazzi da gestire ed organizzare le feste.

Ecco. Il punto non è che, gli adolescenti non hanno valori. Li hanno. E’ cambiato il contesto culturale e comunicativo in cui i valori sono espressi. I ragazzi faticano maggiormente nel loro riconoscimento e nella loro identificazione. L’abilità genitoriale ed educativa nel contesto presente è quella di accompagnarli a distinguere tra quelli che sono valori mezzo, quei valori che sono in qualche modo strumento, e valori fine, quelle stelle polari che sono per loro davvero importanti e che possono essere raggiunte con pazienza e fatica.

 

Credo che, come orientatrice sia stato un venerdì sera di formazione. Di osservazione e di comprensione di come l’orientamento sia una prassi quotidiana, che si ritrova in gesti semplici e di una potenza inaudita. Si scopre nel confronto tra generazioni diverse che hanno il coraggio di stare nella situazione, comunicare ed apprendere le une dalle altre.

 

 

Di Sara Marchiori

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