C’è un verbo che negli ultimi anni ho messo in pratica, un po’ per necessità di sopravvivenza, un po’ perché si tratta di un’attività che mi ha sempre attratto. E’ un verbo che, provare per credere, partecipa a dare corpo alla nostra intelligenza orientativa: Esplorare.
A proposito dell’intelligenza orientativa: “si tratta di un costrutto che si è sviluppato a partire dall’osservazione della Natura. Esistono, infatti, molti animali dotati della capacità di orientarsi istintivamente: sono in possesso di una bussola interiore che gli permette di dirigersi verso un luogo dove sverneranno. Questa capacità istintiva gli consente, inoltre, di cercare un rifugio oppure una preda. Qualcuno potrebbe ridurlo a semplice fiuto, ma in realtà al fiuto è intrecciata una componente che lo differenzia dall’essere un senso passivo: l’intenzionalità. Da queste e altre osservazioni è sorta la domanda se anche l’uomo sia dotato o meno di una sorta di bussola che gli consentirebbe di orientarsi, di geolocalizzarsi psicologicamente, emotivamente, nell’azione… Pensando a molte delle imprese umane viene naturale pensare di sì.
Tuttavia non è scontato che l’intelligenza orientativa sia sempre attiva o che le persone siano consapevoli di esserne dotati. Altre si è purtroppo smagnetizzati. Da qui una possibile missione per l’orientatore contemporaneo: il suo ruolo potrebbe consistere nel facilitare, allenare e rafforzare le abilità che partecipano a rendere viva questo tipo di intelligenza. Uno dei primi esercizi consiste, ad esempio, nell’attivare i sensi: impossibile orientarsi senza rispondere alla domanda dove mi trovo; da qui si può passare a qualcosa di più complesso come, per l’appunto, l’azione di esplorare….”
Esplorare significa lasciare la terra ferma, la comfort zone, e cominciare a navigare. Dapprima più vicini alla spiaggia, poi a mano a mano che ci si sente pronti anche in mare aperto. Fra le terre che ho esplorato anche quella dello sviluppo di una rete con altri professionisti dell’orientamento con le quali condividere idee, riflessioni, progettualità. Così nel mio viaggio, ad oggi, ho incontrato ad esempio Asitor (grazie a questo incontro mi sono messo alla prova svolgendo un percorso di validazione delle competenze che ho sviluppato in questi anni di lavoro). Nella terra dei professionisti, ossia linkedin, ho invece incrociato Cecilia Maffazioli, Orientatrice, consulente di carriera, formatrice.
Abbiamo iniziato confrontandoci di cosa significasse per noi orientare. Ci siamo ritrovati nella finalità: l’orientamento contemporaneo ha la funzione di preparare i ragazzi ad affrontare la realtà contemporanea. Da quel momento in poi abbiamo svolto delle passeggiate di condivisione.
Cecilia ha scelto di salire a bordo di Orientareoggi, un contenitore di diffusione culturale oltre che di promozione dei percorsi che proponiamo alle scuole, a enti e privati.
Cosa porta con lei? La sua professionalità ed esperienza innanzitutto e poi qualche spunto. Uno fra tutti: la testistica. Chissà magari un giorno realizzeremo un nostro test, un test di Orientareoggi anche se ci sono tanti se connessi a questa metodologia. Abbiamo condiviso che i test non sono bacchette magiche ma acceleratori che possono favorire l’emergere alcuni dettagli del sé. In alcuni percorsi li abbiamo già proposti ma con una variazione sul tema. Uno dei principi che seguiamo per progettare i nostri percorsi è fare sì che ci sia uno scambio fra i ragazzi di ciò che hanno appreso di sé stessi. Molto spesso ai ragazzi evidenziamo che si tratterà di un percorso di apprendimento partecipato in cui ogni contributo sarà determinante. Così, ad esempio, abbiamo provato a trasformare un questionario sugli ambiti di interessi, solitamente svolto individualmente, in un momento in cui si pescano delle domande e si esplicita la propria preferenza di fronte a tutti.
Sono tornato al punto di partenza: esplorare, in questo caso, le possibilità di una metodologia o di uno strumento che è sempre stata messa in pratica in modo canonico/classico.
Ogni buon esploratore porta con sé uno zaino. Attenzione, dicono gli esperti, al peso.
Dentro al nostro zaino abbiamo valutato di metterci, per il momento: creatività, curiosità, coraggio, visione, immaginazione, focalizzazione, pensiero lento, ma anche pragmatico, sperimentazione…
Questo è lo zaino che si riceve quando si sale a bordo di Orientareoggi.
Ne abbiamo molti nella stiva, e ogni esploratore potrà renderlo unico. Ricordi quando a scuola si personalizzava con l’uniposca?