Pagine di diario
Car* te,
già più di metà anno è passato. E in questa estate tra il torrido ed il torrenziale spunta, come un fungo, una domanda: stai vivendo la tua vita come vuoi?
Narra una storiella che, un vecchio carpentiere era sul punto di ritirarsi per la pensione. Condivise con il datore di lavoro i suoi piani e la sua necessità di ritirarsi ad una vita tranquilla e piacevole con la moglie. Avrebbe sentito la mancanza dello stipendio, ma aveva bisogno di staccare. Il datore di lavoro chiese un favore personale: costruire un’ultima casa per lui. Il carpentiere, acconsentì di malavoglia. Cominciò a mettere meno maestria a comprare materiali scandenti e mettere meno cuore nelle mansioni che svolgeva. Fu un modo spiacevole di terminare la sua brillante carriera. Quando ebbe finito, il datore di lavoro ispezionò il lavoro e gli disse: “Questa è la tua casa. Il mio regalo per il tuo pensionamento,” Il carpentiere era scioccato. Se solo avesse saputo che era la sua casa, avrebbe fatto tutto in modo diverso.
Quanta intenzionalità nelle scelte che compi? A quali compromessi scegli di scendere? Ti capita mai di vivere le tue giornate senza metterci dentro il meglio di te?
Domande, ma che cos’è l’orientamento senza domande?

Punto 1:
quanta attenzione poni ai tuoi minuti, alle tue mezz’ore, alle tue mattine, pomeriggi e sere?
L’attenzione è quella capacità che ci permette di formare la personalità, risvegliare la curiosità, l’interesse, la motivazione, sviluppare nuovi sguardi e spalancare le finestre dell’intelligenza, educare al silenzio, all’ascolto interno ed esterno ed anche alla solitudine. Nel momento in cui ci predisponiamo all’attenzione e la mettiamo in campo, cominciamo ad orientare la nostra energia verso scopi prescelti. Avviamo un processo di educazione sensoriale che ci permette di usare gli occhi, il naso, la bocca, le orecchie e le mani per costruire, come il carpentiere la nostra vita. Tutto questo richiede fatica, costanza, impegno (allert digressione: in pegno. Quando si mette in pegno un oggetto ci si ricava una somma … nel caso dell’orientamento, l’impegno e la fatica facilitano il raggiungimento degli obiettivi prescelti), implica utilizzare corpo e mente, risvegliando le risorse interiori. In termini atletici: significa allenarsi.

Allenamento 1 dell’attenzione:
– fermati 5 minuti e ascolta il tuo cuore: com’è il suo battito? E il suo suono? Quali emozioni e messaggi ti sta inviando rispetto alla domanda 1?
– sposta l’attenzione verso il cervello della testa: quali pensieri sta creando rispetto alla tua vita di oggi? Vai oltre al si o no, del “sei soddisfatto?” ed organizza i pensieri rispondendo alle domande: in che modo sono o non sono soddisfatto della mia vita? Cosa sto facendo? Quali comportamenti sto adottando che rendono la mia vita degna di essere vissuta?
– scendi verso il ventre. Cosa ti dice la tua pancia? Centro nevralgico, che si contorce e borbotta quando qualcosa non va. Come la senti? Quali azioni ti sta spingendo a fare/ non fare?
Faticoso? Sicuramente non scontato, richiede tempo.
Punto 2:
quanta intenzionalità eserciti all’interno della tua vita?
L’attenzione sviluppa l’osservazione, la precisione, il metodo, sistematicità. Avviare il processo dell’attenzione, permette di dedicare tempo, energie, risorse a raccogliere dettagli degli eventi e scoprire se, sono centrali o meno per la scultura della nostra esistenza. Agire la propria intenzionalità significa prendere una lente d’ingrandimento ed esaminare che cosa succede, osservare i fatti spogliandoli da giudizi (interni ed esterni) per raccogliere informazioni.
Quanto all’interno delle tue giornate eserciti il potere dell’intenzionalità? Rifletti

Intenzionalità, che non è controllo di tutto ciò che avviene, come racconta bene il paradosso dell’arciere. Quando la freccia viene scoccata dall’arciere, inizia a dimenarsi come se fosse animata. La forza applicata alla sua parte posteriore, fa letteralmente incurvare la freccia. Si allontanerà e si avvicinerà, curverà, fino a quando non si conficcherà nel bersaglio. Questo movimento viene definito paradosso dell’arciere e ci ricorda come, non ci si avvicina al bersaglio in modo lineare, ma per scatti, deviazioni, momenti di allontanamento, per poi riallinearci con ciò che desideriamo.
Se non ci fosse la possibilità di andare fuori dalla traiettoria ideale, non ci sarebbero le condizioni per ritornarci, arrivando alla fine a colpire il bersaglio.
Ecco. L’intenzionalità parte dalla mano dell’arciere che, con eleganza e competenza, agisce nel momento in cui osserva il bersaglio, conosce l’aerodinamicità e le leggi della fisica ed, intenzionalmente, scaglia la freccia. Sarà la gestione di mille particolari che porterà la freccia dove l’arciere voleva che andasse. Sarà l’intenzionalità dei suoi gesti e del suo atteggiamento a fare la differenza.
Dopo aver scoccato, infatti, non potrà che guardare la sua freccia volare per settanta metri.

Punto 3:
compromettere o compromettersi?
La complessità dei fattori che entrano in gioco tra l’avvio del tiro con l’arco, il volo della freccia, il conficcarsi nel bersaglio è la realtà che viviamo oggi. Sia mercato del lavoro, sia mondo scuola, mondo relazioni, navighiamo all’interno di mondi complessi ed articolati, in cui l’arte del compromesso è (alle volte) necessaria.
Il punto è: quali e quanti compromessi? In quali aree della propria esistenza?
Le definizioni del vocabolario che mi hanno colpita sono due. Da un lato, il compromesso viene descritto come “recedere almeno parzialmente dai propri principi”; dall’altro è sinonimo di “pericolo”.
Qual è la linea sottile che demarca una definizione dall’altra? Credo sia un’arte: stare in equilibrio tra non perdere e rinunciare a sé stessi e costruire un’esistenza di significato.
Allenamento 3 sul compromesso:
– qual è il principio superiore per cui sto lasciando andare un pezzetto di me?
– qual è il bersaglio che voglio colpire su un tempo più lungo, per cui sono dispost* a rinunciare adesso, per un dopo?
– con chi e per chi sono dispost* a “mettere in pericolo” una parte di me?
– dove (in quale aree) nella mia vita sono dispost* a recedere da principi e valori?
– perché scendere a questo o quel compromesso?
Punto 4:
L’arte di orientarsi tra compromessi, attenzione ed intenzionalità
Car* te questa pagina è nata dopo un venerdì di riflessione e si, anche di dolore, su dove sto andando. Ce ne fossero di venerdì così!
Permettono di riprendere un focus nel caos, nelle dimensioni esistenziali che si rincorrono e nelle relazioni che si intrecciano.
Permettono di tirare fuori l’artista che è in ognuno di noi e mettersi a giocare con:
– aspettative
– auto sabotaggi
– risorse
– creatività
– pensieri
– emozioni
dipingendo quadri e scorci nuovi. Questo, per me, è fare auto orientamento e riscoprire che, prima di condurre gli altri per le loro strade, è bello accompagnare se stessi nel fragile equilibrio di ogni magica giornata.