In questo periodo ho letto alcuni testi che possono essere fonte di ispirazione per la mia missione di diffondere una cultura orientativa che sia congruente al periodo storico in cui ci troviamo. Il rischio di non essere costantemente aggiornati è quello di proporre delle mappe desuete, poco efficaci per affrontare i contesti attuali. I nuovi modelli, risultato di un contesto socio-economico sviluppatosi negli ultimi 150 anni circa, impiegheranno ancora molto tempo per subentrare a quelli vigenti.
La loro diffusione dipenderà da alcuni fattori che si stanno manifestando nel sistema Mondo già da qualche decennio, e di cui la maggior parte ignora volutamente l’esistenza. Al contrario altri si stanno già attrezzando per prevenirne gli effetti più che devastanti. Vecchia storia, ma il famoso detto latino historia magistra vita, ancora non ha fatto presa nei nostri bias.
Sarà perché suona un po’ saccente come il te Io te l’avevo detto.

Ecco allora che approfondire la conoscenza di Sharmer, che già nel 1996 aveva proposto una metodologia di apprendimento per trasformare e fronteggiare 3 fratture ad oggi nel pieno della loro espressione, può essere un buon modo per riflettere su come contribuire a prepararci a vivere con pro-attività il Mondo.
Per inciso: una frattura è una rottura del normale svolgimento di un fenomeno, di un’attività o di un rapporto utile. La prima di cui Sharmer scrive, è quello Naturale. Le news sui fenomeni meteorologici sono all’ordine del giorno, eppure a volte ho la sensazione di essere un abitante di Pompei del 79 d.C.: sto comodamente seduto in poltrona a godermi la visione dell’eruzione del Vesuvio ignorando quello che potrebbe accadere.

Se come suggerisce Sharmer ci poniamo invece in osservazione, ecco allora che le vecchie care abitudini mentali smettono di agire. Avevo già letto qualche anno fa il testo di Sharmer Teoria U. I fondamentali (principi e applicazioni) ma non ero consapevole di quanto nel tempo io avessi integrato gli stimoli proposti alla teoria orientativa che sto approfondendo da anni.
Il primo principio che propongo alla base dell’orientamento è proprio quello di rallentare e fermarsi. E’ difficile cogliere dei punti di riferimento e geolocalizzarsi se non si blocca quel download del pensiero abituale funzionale a riconfermare ciò che già sappiamo o a cui siamo molto affezionati. Che si tratti del sistema scuola, azienda, professione o relazione il principio è il medesimo: se si vuole interrompere il movimento a cui si è assuefatti occorre stopparsi.

Solo a questo punto è possibile attivare prima un ascolto, che Sharmer definisce fattuale (del mondo esterno grazie a una mente aperta che permette di notare le informazioni contraddittorie), poi empatico (dell’interiorità grazie a un cuore aperto che ci permette di vedere anche attraverso gli occhi di un altro) e infine un ascolto generativo (ascolto del sistema nel quale si è inseriti, o campo sociale, così da sostenere lo spazio di qualcosa di nuovo che deve nascere).
Rileggendo questi principi, mi sono sentito sostenuto in ciò che propongo come indispensabile fin dalla scuola primaria, anzi se possibile anche dalla materna: educare alla capacità di attivare i propri sensi per innescare un ciclo orientativo.
Sono sempre più convinto, anche in seguito al confronto con chi si occupa quotidianamente di educazione e apprendimento, che si verifichi un distacco dalla realtà oggettiva fin dalla giovane età. Il risultato è la mancanza di una percezione di ciò che sta avvenendo attorno a sé.
Si guarda al mondo con l’intento di trovare soddisfazione del proprio IO. Si potrebbe definire, riprendendo Savickas, una visione del presente edonista, alla ricerca del piacere immediato. Da tutto ciò consegue un’incapacità di osservare la realtà nella sua complessità e coglierne le criticità. Osservando con mente aperta si scopre invece che si appartiene a un sistema più allargato in cui, l’io, l’individuo può avere un ruolo.

Osservando con il cuore si scoprirà ancora altro: nel sistema vi sono anche altri individui che agiscono e hanno un effetto sul sistema globale. Con questi individui si può interagire e collaborare dando forma a un Noi.
Per affrontare le tre fratture quella per l’appunto Naturale, quella Socio-Economica e quella Spirituale Sharmer sottolinea la necessità di mettere in pratica alcune risorse di cui l’uomo dispone da sempre, ma che per essere scoperte hanno bisogno di un incremento di consapevolezza.
La consapevolezza apre la porta a una mente aperta, la cui risorsa principale è la curiosità. Questa a sua volta allarga la prospettiva personale e accompagna ad andare oltre le proprie credenze, a cercare altro. Tuttavia solo se si mette in gioco il proprio cuore si riesce a superare la paura della diversità. Il cuore trova la sua risorsa principale nella compassione. Coincidenze o meno, in questi ultimi tre anni con Orientareoggi abbiamo iniziato a contaminare i nostri percorsi di orientamento con altro al di là delle Skills fondamentali per affrontare i processi di Problem solving e Decision Making.
Abbiamo sentito che il classico approccio occidentale era oramai insufficiente per vivere con protagonismo l’incertezza. Abbiamo avuto un’illuminazione con l’Mbraining.

In sintesi questa pratica di consapevolezza sostiene che abbiamo non uno ma bensì tre cervelli: testa, cuore e pancia. Tre cervelli ognuno dei quali dispone di una risorsa cardine. Perché è così importante diventare coscienti dei tre cervelli e apprendere il loro linguaggio? Fondamentalmente perché intervengono continuamente nelle decisioni e nell’apprendimento che ormai dura per tutta la vita.
A differenza di Sharmer, per l’Mbraining la risorsa principe per il cervello è la creatività, tuttavia come nella teoria a U anche nell’Mbraining si sottolinea l’importanza della compassione e soprattutto della volontà d’azione cioè dell’intenzionalità. Il cervello che detiene questo mandato per l’Mbraining è la pancia che si preoccupa costantemente di proteggere e alimentare la percezione che si ha della propria identità personale.
Quando si sente al sicuro la pancia inizia a pungolarci perché si vada al di là dei propri confini. Nella pancia tra l’altro albergano le paure, le medesime che nella Teoria ad U impediscono di generare il nuovo: “Perchè il territorio più profondo dell’ascolto è così poco frequentato? Quel che rende il viaggio così difficile è che questi cancelli sono custoditi da nemici …il primo nemico sbarra l’accesso alla mente aperta….Voce Giudicante…Il secondo nemico sbarra i cancelli del cuore aperto…Voce del cinismo …Il terzo nemico sbarra i cancelli della volontà aperta…la Voce della paura…lasciare spazio per abbandonare il vecchio e lasciar venire il nuovo, dandogli il benvenuto..”.
C’è una parola in questo testo di cui non avevo ancora colto fino in fondo l’importanza nella prima lettura: presencing intesa come “unione di percezione da un lato e presenza dall’altro, significa operare nel presente dalla sorgente della più elevata possibilità futura”. La potenza del presencing sta nel fatto di spostare l’attenzione e l’ascolto dal presente al futuro emergente nel suo complesso.
E’ un fenomeno che avviene se si sono compiuti quei passaggi che hanno consentito di aprire la mente, sentire il cuore e innescare la volontà di andare oltre.

In questa nuova dimensione psico-emotiva ci si connette alle sorgenti del Sé, consapevoli però di appartenere a un mondo reale. Sharmer pone alla base di questa esperienza, nel suo caso sociale, tre momenti.
Con tinte diverse sono i medesimi che propongo nei percorsi di orientamento: accompagnare alla scoperta di sé e di chi si è, facilitare l’ascolto intimo della propria narrazione e cristallizzare le intuizioni che emergono sviluppando iniziative di prototipazione professionale o esistenziali.
La massima che il futuro è il risultato di ciò che facciamo nel presente trova nel presencing una pratica grazie alla quale abbandonare gli schemi del passato, ormai disfunzionali, e iniziare a performare operando a partire dalla globalità della propria identità.