Oggi voglio partire dalla domanda di apertura dell’articolo pubblicato quindici giorni fa ovvero quale collegamento vi sia tra orientamento e la top 10 skills pubblicata dal World Economic forum.
Se nello scorso articolo ho focalizzato l’attenzione sull’Analysis Thinking, oggi è il turno di questa Skills tanto citata: apprendimento attivo e strategie di apprendimento attivo.

Grazie alla tecnica della lente di ingrandimento si può osservare questo fenomeno umano con più precisione:
Apprendere implica l’uscire dalla propria zona di comfort nella quale tutto è sotto controllo e entrare in quella del “non so”, dove il controllo viene spesso a mancare. È una zona caratterizzata da Stress, che tradotto in italiano significa fatica. Per apprendere occorre faticare. A volte lo sforzo presenta comunque una venatura di piacere. Si può far fatica e allo stesso godere di una sensazione di coinvolgimento, di soddisfazione nel fare, nel pensare, nel creare. A volte invece il processo di apprendimento è necessario per transitare altrove: lì dove si prospetta una nuova Terra Promessa.
In questo viaggio biblico la motivazione è altalenante e il successo o meno dipende da quanto quel “Perché vogliamo arrivare propria là” sia importante, illuminante e ricco di energia. Per apprendere si recuperano e innescano quelle risorse necessarie, a seconda della situazione, ad orientarsi in ciò che si sta vivendo. A monte è fondamentale un’accensione sensoriale che porta a un incremento di attenzione. La vista focalizza, l’ascolto registra, il tatto assimila, il gusto coglie e l’olfatto raccoglie. I sensi sono l’equivalente di fotocellule in grado di captare i segnali, gli stimoli. Al nostro interno i segnali vengono tradotti in pensieri, emozioni e azioni rivolte all’esterno o al nostro interno. Sono situazioni in cui l’anima respira, si muove, si torce e risponde.

Una delle cause che impedisce l’apprendimento è la mancata attivazione sensoriale. Quando vi sono delle zone deficitarie conclamate è possibile rispondere a questa mancanza. Come?
- Allenando quell’area con continuità e strategia per incrementarne le capacità.
- Allenando delle aree diverse, adottando delle strategie, ricorrendo a degli strumenti compensativi che consentiranno di bypassare il gap.
Quando invece è tutto ok, spesso si dà per scontato che “se sto spiegando qualcosa sia automatico che chi è presente apprenda”. È una visione dell’apprendimento che definirei esoterica. Una pratica esoterica determina dei cambiamenti mediante manipolazioni energetiche e grazie a simboli esoterici. Grazie a queste tecniche misteriose si influenza non solo l’energia del gruppo ma anche l’interazione dei suoi componenti.

Era ciò cha apparentemente avveniva nel secolo scorso quando un insegnante, un docente, un formatore entrava in un’aula: ricordi?
In quel tempo in cui ancora i cellulari erano presenti solo nella mente di chi credeva che la tecnologia avrebbe cambiato in meglio il mondo, ecco in quel tempo i discenti sembravano più presenti. Il rappresentante della conoscenza con il suo ingresso e la sua presenza provocava una vibrazione.
Forse questa non era proprio la realtà, ma un sogno lucido una sorta di distorsione storica.
Già nel secolo scorso vi erano chiari segnali che l’apprendimento umano si stava guastando.

La distrazione era già sufficientemente diffusa e i luoghi riservati all’apprendimento avevano già perso parte della loro sacralità. Un inizio di decadenza culturale che oggi si sta manifestando in più occasioni. Un buon orientatore cerca sempre di sapere “dove si trova” prima di ipotizzare una direzione o facilitare la risoluzione di un problema di vitale importanza. Il problema in questo caso consiste nel dare per scontato che i pre-requisiti per apprendere siano sempre e comunque presenti. Tanto per essere più incisivo riporto l’inciso del mio correttore di bozze perché come sempre aggiunge valore a alla riflessione e in questo caso rispecchi, credo, il pensiero di molti:
“Eccomi qui a dire la mia. Anche questa volta mi tocchi sul vivo visto che l’Apprendimento, quello con la A maiuscola è a me molto caro… si dà per scontato che quei prerequisiti si sviluppino con la crescita del soggetto, attraverso tutto ciò che l’individuo sperimenta e fa, ma senza alcun intervento e percorso intenzionalmente messo in campo da parte di docenti, educatori…insomma anche oggi nonostante abbiamo sviluppato molte consapevolezze sul tema, nonostante da molto tempo si parli di questa skill fondamentale imparare ad imparare, si fatica a disancorarsi da un sistema nozionistico e disciplinare per concentrarsi sulle abilità trasversali alla base dell’apprendimento, a vederlo e trasformarlo in uno degli obiettivi dell’educazione in vista di una formazione umana che possa autodeterminarsi nel tempo”.

L’illusione è che allo stesso modo di come si impara a parlare così si apprende ad apprendere.
Questo è un nodo critico che merita una riflessione. Se quando si dà il via a un ciclo di apprendimento si evita di dedicare del tempo a sintonizzarsi sulla stessa frequenza, allora sarà probabile che la comprensione sarà bassa, così come l’attenzione.
Per apprendere occorre leggere e definire una mappa grazie alla quale ci si muove nello stesso territorio di chi sta condividendo una conoscenza, un’esperienza, un racconto.
Rispetto al problema della mancanza di attenzione si può dare una sbirciatina a quegli ambiti e a quei saperi, che pur non occupandosi di apprendimento “in senso classico”, hanno investito tempo e risorse per ottimizzarla.
Un buon orientatore, quando si trova in difficoltà, cerca in altri territori ciò che si fa per rispondere al medesimo problema. Ci sono ambiti della conoscenza umana in cui si fanno degli investimenti colossali per attivare, dirigere, incrementare, manipolare l’attenzione.

Prova a fare un elenco di quali potrebbero essere questi ambiti.
Nella mia lista è presente un fattore comune a tutti questi ambiti: gli investimenti sull’attenzione sono finalizzati a portare a un guadagno, a un risultato, a un obiettivo.
Un esempio fra tutti? lo sport.
Sull’intelligenza sportiva si sono compiuti studi, approfondimenti, esperimenti per scoprire come incrementarla, crescerla, aumentarla, svilupparla. Da qui il pullulare di mental coach che altro non fanno che allenare una serie di abilità necessarie a sviluppare l’attenzione, la presenza, il flow.
Eccola qui la scoperta dell’acqua calda: alla base di una buona prestazione sportiva vi è anche la capacità di stare attenti.
Approfondendo questi studi ho ritrovato e avuto conferma di alcune tecniche. Già ero a conoscenza che per facilitare l’apprendimento occorre generare una bolla psico-emotiva. Grazie alla narrazione, ad esempio, si crea un territorio che invita ad essere esplorato. Le parole sono in grado di evocare immagini, coinvolgere in una trama, accompagnare a salire su di una nave per salpare per un nuovo viaggio. Un certo Sapir, negli anni Settanta, elaborò una tecnica utile alla distensione, necessaria a far sì che l’atleta si lasciasse andare, si abbandonasse al rilassamento così da immaginare il suo gesto atletico in questo stato. Per promuovere la bolla, Sapir utilizzava dei brani poetici.
Ho voluto sperimentare la medesima tecnica in apertura di un corso di formazione. Quando si entra in un’aula occorre indossare gli occhiali della visione energetica.

In vendita su Amazon al modico prezzo di…? Scherzo ovviamente. Messi gli occhiali ci si renderà subito conto come l’aula sia attraversata da flussi di scie luminose di diversi colori che si incrociano e prendono le più disparate direzioni. Osservando i partecipanti con questi occhiali, noterai come nella zona della testa sia presente un flusso di corrente. In alcune di queste teste si verificano dei picchi dovuti a stimolazioni provenienti dalla zona del cuore. Lo sapevi che il cuore invia dei messaggi al nostro cervello? Di fronte a questo spettacolo per facilitare l’incipit della giornata ho sfruttato la tecnica di Sapir.
Orchestrando con le mani e raggiunto un discreto livello di ascolto, ho lasciato parlare il silenzio. Poi ho affermato che avremmo iniziato la giornata con una poesia, così per lasciare andare il resto, e dirigere lo sguardo lì dove serviva. Un brano di Hermann Hesse.
Adesso tocca a te, lentamente continua nella lettura e lasciati andare, con fiducia a ciò che stai per incontrare:
“Le prime stelle sorgevano sopra le cime dall’altra parte della valle…e quando, riposandomi, mi girai, mi trovai di fronte a una vista inaspettata e grandiosa…Davanti a me il monte scendeva con una pendenza ripida e ininterrotta, fin giù nella valle…in un bruno deserto…Fra i tratti muscosi e le rocce splendevano pallidi i numerosi laghetti sorgivi…e in ciascuno galleggiava l’immagine riflessa di una stella.”
Ora sei pronto per apprendere attivamente, apprendere con strategia…apprendere.