“Il nostro affacciarsi alla vita di uomini è un po’ come l’entrata in scena di un attore quando la rappresentazione è già cominciata, una commedia in cui la trama, in una certa misura possibile di cambiamento, decide quali sono le parti che possiamo interpretare, e quale sarà l’epilogo a cui possiamo giungere. Quelli che già si trovano sulla scena sono a conoscenza dell’argomento della commedia in modo abbastanza approfondito da poter effettuare una negoziazione con il nuovo venuto”
Bruner
Da qui parte il processo di coaching orientativo svolto con un gruppo di professioniste che si sono messe in gioco nelle loro due anime: quella aziendale di professioniste del settore estetico e quella (in divenire) di maestre artigiane, o meglio di coloro a cui piacerebbe trasferire la loro professionalità a ragazzi in stage formativo e/o in tirocinio.
Il movimento proposto è partito con il primo cartello: POSIZIONAMENTO.

All’interno di un percorso formativo, cosa vuol dire allenare uno sguardo sulle proprie identità, molteplici, ma uniche al tempo stesso? Come allenarlo in modo da tenere conto della passione per la propria professione, ma anche del desiderio di trasmettere le proprie competenze?
Domande interessanti che costruiscono un processo di potenziamento orientativo all’interno di una realtà complessa. Il processo comincia con l’esplorare come l’unicità di un professionista sia in realtà composta da frammenti di mosaico diversi: a seconda della prospettiva da cui si guardano, possono rimandare forme ed immagini diverse.

Partendo da queste immagini, la giornata formativa focalizza quella di Maestra Artigiana: colei che, in virtù di una lunga esperienza, si mette in gioco nell’accompagnare nell’apprendimento, ragazzi in formazione, appena usciti dalla scuola o all’interno di un percorso formativo professionalizzante.
Il primo step è osservare i diversi mosaici e prendersi del tempo per consapevolizzare e prendere confidenza con un’altra parte di sé. “Ho bisogno di rallentare e stare in una zona di dis – comfort per qualche istante prima di sentire questa nuova dimensione che “si dai, mi piace… ma come la traduco? Come posso sviluppare questa nuova identità?”
Questo primo movimento accompagna le partecipanti a cambiare posizione e porre la bussola interiore su un’altra area del sé. All’interno dell’esperienza di narrazione personale come maestre artigiane, cominciano a percepire alcune risorse, le vedono sfocate sullo sfondo e, lentamente le avvicinano.

Secondo cartello: IMPORTANZA E VALORI

Una volta messo luce sulla tematica, arriva all’interno del gruppo la focalizzazione dell’obiettivo della giornata. Dall’iniziale brainstormig escono: scoprire quali risorse, quanto è importante per me fare la maestra, apprendere come agire questo ruolo nel contesto. La scelta, facilitata, ricade sull’importanza di giocare quel ruolo e quali valori ne sono alla base, soprattutto perché non si può prescindere dal fatto che sono professioniste, oltre che maestre artigiane.
La loro professione porta profitto ed introiti importanti.
Sinek docet: il Golden Circle fa da sfondo all’esplorazione del perché stanno scegliendo di alimentare quest’altra anima.
Quali valori la sostengono e come la percepiscono all’interno del loro presente. Generano immagini, disegnano e si collocano nella dimensione raccontando le attività e le azioni che compiono. Emerge soprattutto la voglia di trasmettere una passione, l’entusiasmo per poter condividere ciò che si sta facendo all’interno dell’azienda.
Scendo in profondità, il gruppo lo permette: e questi valori, questi perché con quali azioni li state trasportando all’interno del vostro agire aziendale? Le elaborazioni sono sfumate e i pensieri si arricchiscono di una complessità meravigliosa. Le due anime si intrecciano all’interno di momenti di potenziamento personale e professionale, cominciando a dare forma all’immagine desiderata “Maestra Artigiana”
Terzo cartello: EMOZIONI E PROCESSI DI APPRENDIMENTO
Riprendo le emozioni che escono dalla narrazione dei valori che spingono verso questa nuova avventura: dare voce ad una parte diversa della propria identità. L’entusiasmo e la soddisfazione sono emozioni: cominciare a riconoscerle e dare loro un nome, ci permette di agganciare i pensieri che queste emozioni generano rispetto al formare i ragazzi e le azioni che come maestre artigiane possono portare avanti all’interno del mondo aziendale.
Approfondiamo il processo con nozioni rispetto alla base fisica ed organica di come funziona il nostro corpo e come funziona quello di ragazzi giovani che entrano in azienda per apprendere il mestiere.
Gli sguardi si fanno intensi, l’attenzione è palpabile e particolarmente alta.

Tante delle professioniste in aula sono anche mamme, oltre che lavoratrici. Sgranano gli occhi davanti all’affermazione “i ragazzi, soprattutto gli adolescenti faticano a gestire il turbinio emotivo visto che la corteccia prefrontale non è ancora del tutto formata”.
Le emozioni che generano i ragazzi “svogliati, indifferenti, arroganti, iperattivi” vengono osservate da un’altra prospettiva e la gestione emotiva prende forma: il riconoscimento dei sentieri emozionali (Pensieri – Emozioni – Azioni) e la creazione di nuove mappe, allargano il panorama e aprono nuovi scorci di apprendimento.
Mappiamo le emozioni che hanno caratterizzato la giornata formativa nei diversi momenti e vengono evidenziate “emozioni che ci hanno fatto stare bene”.
Quando chiedo che cosa questa energia ha permesso, la risposta è “l’espressione delle diverse identità e l’apprendimento di concetti e contenuti nuovi”.
Il cartello finale è legato al processo che ha costellato tutta la giornata di formazione. La definizione di meta cognizione, ovvero l’abilità di osservare come si pensa, cosa si sente, come si riflette con lo scopo di integrare, trasformare, potenziare l’agency personale all’interno di un ruolo piuttosto che un altro.
… to be continued … come mi gioco la mia agency personale in azienda e cosa trasmetto a chi entra.