“La speranza ha due bellissimi figli: la rabbia e il coraggio”, Sant’Agostino
Le citazioni hanno il pregio di proporre delle sintesi concettuali in cui ognuno trova un suo significato. Si crea “una connessione intuitiva molto veloce che, in alcuni casi, illumina o permette una nuova inquadratura di una specifica area, di un problema o di una situazione che ci sta assorbendo” . Il mio correttore di bozze ha scritto a margine: Si tratta di una sorta di insight?
Direi di sì perché si crea un flusso psico-emotivo molto concentrato.
Nel mio caso è successo questo: ho pensato che quotidianamente, nelle vesti di orientatore, coach, formatore incontro persone arrabbiate e con poca speranza.
Come posso affrontare queste situazioni?
Speranza. L’etimologia della parola si ricollega al latino spes, a sua volta dalla radice sanscrita spa- che significa “tendere verso una meta”.

È una parola che riveste un’importanza fondamentale nella dimensione orientativa. La speranza autorizza a rispondere a domande come: “Dove voglio arrivare? Verso dove mi voglio dirigere?”.
La citazione di Sant’Agostino dà un suggerimento molto utile per un orientatore.
Lo colgo e cerco di sintetizzare dentro di me:
“Se vuoi facilitare il potenziamento dell’intenzionalità di chi incontri, osserva e valuta se effettivamente la persona che hai di fronte manifesta speranza rispetto al suo futuro, cioè se ha già sviluppato una tensione verso una meta. Magari è ancora poco chiara, ancora appannata, tuttavia se si coglie, si può procedere oltre”.
In caso contrario come devo comportarmi?
Raramente uso la parola Dovere, ma nei casi in cui l’accompagnamento richieda una consequenzialità di passaggi per essere efficace, ecco che il dovere diventa indispensabile (o necessario, o imprescindibile forse?). È una questione di auto-disciplina, almeno per il sottoscritto. In altre occasioni osservo semplicemente la naturalità del movimento che la persona sta manifestando nel suo narrarsi. Il lavoro che svolgo, in questi casi, si limita a fare delle domande perché la persona riconosca e accolga quel quid misterioso che la contraddistingue: la sua unicità.
Il Dovere di prestare maggiore attenzione in quale fase orientativa la persona si trovi nasce da questa considerazione:
se per facilitare il processo di direzionamento, una delle risorse chiave da attivare è la speranza, allora tieni presente che quest’ultima è il risultato di un binomio potente:
Rabbia+Coraggio. Inizia con l’accogliere e valorizzare ciò che c’è!

Nella nostra cultura occidentale la rabbia è spesso vista di mal occhio. Una persona rabbiosa è una persona poco capace di gestire le sue emozioni. La psicologia delle emozioni raffigura la Rabbia come la punta di un iceberg al di sotto del quale ci sono altre emozioni che la fomentano: stress, frustrazione, tristezza, delusione, senso di inadeguatezza.
Per aiutare i bambini a capire meglio questa emozione, la si raffigura con un tappo di una bottiglia di spumante o di una bevanda gassata. Il tappo salta perché le bollicine provocano un’energia incontenibile. La rabbia è esplosione!

Nella mitologia greca la Rabbia nasce dall’unione di Nix e dal sangue di Urano. Euripide la chiama Lissa e la rappresenta come una Furia.
Ero consapevole che per promuovere un processo di auto-orientamento la persona arrabbiata aveva bisogno di rallentare e guardare ai motivi che alimentavano la propria rabbia.
Ma ora, dopo aver riflettuto su quella frase di Sant’Agostino, so anche altro: “una persona arrabbiata è una persona che si sta ribellando a una situazione che sta vivendo! La rabbia è un motto di spirito che può agire concretamente. La rabbia è un inizio di speranza”
Questo nuovo punto di vista mi suggerisce di mettere nel mio speciale bagaglio di domande questi quesiti:
“Come vuoi sfruttare tutta questa energia che stai manifestando? Che cosa vuoi fare di questa onda che hai generato dentro di te?”

Sono domande che permettono al cliente di rafforzare la Self direction, ossia la capacità grazie a cui si riesce, consapevolmente, a prendere delle decisioni al servizio del proprio scopo.
Questa abilità alza le probabilità di ottenere ciò che desideriamo veramente, evitando in alcune occasioni di continuare a girare all’infinito come criceti sulla ruota. La rabbia è utile ad interrompere un loop psicologico, emotivo, comportamentale, relazionale o professionale.
Dire basta a volte spaventa e disorienta. Ed è qui che Sant’Agostino viene in aiuto proponendo il secondo elemento alla base della speranza:
IL CORAGGIO
che rassicura un’identità spaventata dall’ignoto che sta affrontando. Il coraggio, sebbene derivi dalla parola cuore, tuttavia ha sede un po’ più sotto: nella pancia.
Basta immaginarsi su un alto trampolino per comprendere come ciò che ci spinge a tuffarci non sia il cuore. Si è lì impossibilitati a tornar indietro e la testa grida: non farlo ti farai male; e il cuore rinforza il messaggio: prenditi cura di te; la pancia allora urla più forte degli altri:
Tuffatiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!

E nel vuoto fra il trampolino e l’acqua la trasformazione avviene.
Splash: l’identità è già altro.
Adesso so che la rabbia va accolta, ascoltata e incanalata. Adesso so che nel mio bagaglio di domande posso aggiungere altro ancora:
“Adesso che hai compreso che questa tua energia va sfruttata, che hai interrotto ciò che non ti andava più bene, di cosa hai bisogno per affrontare la tua sfida?”
Di coraggio.
Ecco: è sorta la speranza.
Sant’Agostino docet!