ORIENTAMENTO: STORIA DI UN TEMPO FUTURO

“ Se non pensi al tuo futuro, non ne potrai avere uno”

J. Galsworthy

“Proiezioni”. Questa mattina la luce si accende sulla tematica delle proiezioni. O meglio, di quelle idee che ci si fanno quando si pensa ai prossimi 10 anni della propria vita.

 

Per affrontare un momento di meta cognizione sull’argomento, vado alla ricerca di articoli che mi diano conferma della tesi: “l’essere umano genera pezzi scenografici che, recitati, diventano il film della sua vita”. O meglio proiezioni futuristiche, verso cui tende per costruire il proprio benessere.

 

La sceneggiatura di questo articolo, parte con un viaggio nella preistoria. Osservo le immagini di uomini che andavano a caccia con archi poverissimi e frecce di legno. Altri che scheggiavano le pietre.

Approfondisco la ricerca e scopro queste righe in un articolo su Repubblica:

 

“Riuscire a immaginarci in situazioni ipotetiche, che esulano dal “qui ed ora”, è alla base di ogni innovazione, fin dai nostri lontanissimi antenati: l’Homo erectus già 1,8 milioni di anni fa costruiva asce bifacciali scheggiando delle pietre. Fu il primo essere vivente a impadronirsi dell’idea di futuro: passare ore a scheggiare una pietra per poterla usare in un secondo momento e in un altro luogo, quello della caccia, è molto diverso dal semplice raccogliere un ramo per reagire sul posto all’aggressione di una belva” spiega Suddendorf. “Riuscire a vedere oltre il “qui e ora” è anche alla base di ogni contratto sociale: perché sia possibile un patto tra noi due, e io ti conceda qualcosa oggi, è necessario che io abbia in mente che verrà un momento in cui tu farai la tua parte e il mio “io futuro” ne beneficerà”.

 

La parola futuro assume un ruolo diverso all’interno della sceneggiatura del film “Proiezioni”. E si predispone ad essere una scena che si può costruire, organizzare e gestire. Soprattutto in un tempo presente incerto ed un futuro percepito come aleatorio.

… Illusione del controllo? Costrutto mentale che appare alla mia mente intanto che scrivo. Come posso pensare di controllare tutte le variabili per costruire esattamente il mio film?

 

Come canterebbe Elodie …. “Ok Respira”.

E riparti dalla concettualizzazione del futuro nel presente che stai vivendo. Come orientatrice è una tematica che esce spesso all’interno delle aule, sia con adulti, che con adolescenti, nelle formule:

 

  • E poi cosa faccio?
  • Ma in futuro quali sono i canali che posso utilizzare per cercare un lavoro?
  • La mia professione non ci sarà nel futuro
  • Come farò se non riuscirò ad arrivare al mio obiettivo?

 

Dopo due anni di pandemia, la nostra temporary agency (ovvero la nostra propensione a gestire ed organizzare il tempo) è cambiata. In tempi di crisi, con una mobilità limitata ed un presentismo forzato, la nostra mente è stata per diverso tempo relegata a vivere il momento presente, limitando il potenziale immaginativo e di proiezione per costruire scenografie ad ampio spettro.

 

Ridare linfa e soffiare su quella capacità prettamente umana dell’immaginarsi, significa, ricominciare a lavorare nella direzione di una progettazione, non solo personale, ma anche sociale. Come racconta Adam Bulley, scienziato cognitivo dell’Università di Harward, “Immaginarsi nel futuro è una capacità unica dell’Homo sapiens: “Animali che in apparenza sembrano in grado di farlo, come gli scoiattoli che fanno scorta di noci per l’inverno, in realtà agiscono per puro istinto, in reazione a stimoli ambientali come l’accorciarsi delle giornate”.

Ma come funziona?

 

Un ruolo importante è giocato dall’ippocampo che permette ai frammenti di ricordi di combinarsi insieme sia per ricostruire un ricordo nella sua interezza, sia per pensare a un evento futuro. Quindi passato e futuro sono strettamente collegati. La nostra memoria non incamera ogni singola esperienza come se fosse un filmato iper dettagliato e immutabile: sarebbe poco efficiente. Quello che conserviamo sono solo frammenti della scenografia vissuta che riassembliamo di volta in volta, grazie all’ippocampo, quando vogliamo rievocare un episodio specifico del passato.

Nella mia mente si forma la scena: tanti mattoncini di lego “mentali” che costruiscono un ponte tra passato e futuro per rendere più vivido e reale il film di chi voglio diventare, della carriera che voglio realizzare, della scuola che voglio continuare etc … Insomma, la sceneggiatura prende forme diverse e colori diversi a seconda di quello che, credo sia un po’ la chiave che apre i lucchetti del ponte levatoio tra passato e futuro: l’obiettivo.

 

“Un obiettivo è un sogno con un punto di arrivo” sostiene Ellington. Ecco, cominciare ad immaginare quell’obiettivo e renderlo vivido, sentito, colorato, sonoro, tangibile è rendere reale il film “Proiezioni”. In tutto questo, gioca un ruolo chiave l’architrave del ponte. Il cambiamento.

 

Il verbo cambiare, deriva dal greco Kambein, che significa curvare, piegare, girare attorno a qualcosa. L’immagine è quella di una strada, un percorso, che alle volte può sembrare lineare, altre ha qualche curva in più ed altre ancora apre a possibilità di svolta.

Lavorare sul film “Proiezioni”, per noi di Orientareoggi, significa accompagnare le persone nel cogliere le svolte e costruire, con i mattoncini di lego ipotesi ed immagini che ci rendono protagonisti felici della sceneggiatura che proponiamo sul palco della vita. Significa creare discontinuità piuttosto che continuità, per valorizzare quelle curve e quegli anfratti che, se illuminati, possono regalare storie di tempi futuri.

 

 

Di Sara Marchiori

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