“Kaizen significa miglioramento. Più precisamente significa attuare un miglioramento continuo nella vita personale, domestica, sociale, e lavorativa. Migliorare il mondo con tutti, ovunque, ogni giorno, questo è il metodo Kaizen.” Masaaki Imai
Eccoci al consueto appuntamento delle due settimane e questa mattina le idee di scrittura per questo articolo scarseggiano. Succede. E quando arriva il blocco, la strategia che mi piace attuare è andare all’origine della motivazione. Perché scrivere? Le risposte che mi do sono le più diverse. Quella di questa mattina è legata alle ultime esperienze fatte come orientatrice. Riparto così dall’intensità e dalla bellezza degli ultimi momenti formativi che mi sono regalata nelle ultime due settimane: il percorso come coach iniziato a Milano e il congresso SIO a Roma.
In entrambe i momenti il mio focus è stato: come traduco ciò che sto apprendendo in pratiche orientative spendibili? … in fondo il mio mantra è come contribuisco al mio sistema come orientatrice?
Germoglia così l’ideogramma giapponese del Kaizen.

Nell’ascoltare Soresi a Roma mi è rimasta impressa, tra le altre, una frase “gli strumenti e le strategie orientative occidentali hanno tralasciato buona parte degli strumenti interessanti ed utili provenienti da altre culture”. La domanda arriva spontanea: e io quanto ho guardato altrove? Quanto mi sono lasciata contaminare. E’ un bell’assist…. E un po’ una nuova primavera, dove sbocciano colori ed idee nuove da cominciare ad approfondire.
E siccome il caso non esiste, osservo quanto nel mio orientamento pratico già il metodo Kaizen.
La lentezza della cultura giapponese suggerisce l’idea di mettere in atto piccoli miglioramenti continui: una volta identificato un aspetto della vita che si desidera migliorare, si fanno ogni giorno piccoli passi, anche minuscoli nella direzione desiderata.
La semplicità e la bellezza di questa filosofia, sta nell’essere contrapposta alla velocità ed alla frenesia con cui spesso parla la nostra mente scimmia (vedi articolo del 18 Gennaio): Il suo obiettivo è quello di tenerci al sicuro e accompagnarci nel gongolare nella nostra zona di comfort.
Ma si sa, la crescita sta proprio appena fuori da quest’area. La mente scimmia non eluderà i suoi compiti nel tenervi al sicuro: è molto diligente. A noi piloti l’onore di accompagnarla nello scoprire, con piccoli passi la bellezza della crescita e del far germogliare cambiamenti duraturi e significativi all’interno delle nostre vite.
Il Kaizen lavora nell’abbassare le frequenze disturbatrice del radar della scimmia e catalizzare tutti i potenziali individuali per abbandonare con gradualità la zona di comfort e raggiungere, apprendendo, la zona di crescita.

Affascinante, ma come si traduce? O meglio come la sto traducendo nel mio essere professionista e persona?
Periodo fiacco per il movimento. Per una che “la domenica si va in montagna e durante la settimana almeno 3 volte a camminare”, gennaio e febbraio sono mesi in cui ci si impigrisce. Vado proprio in letargo. Consapevole che per il mio funzionamento mentale e fisico non è proprio il top. Focalizzata l’area di miglioramento. Alla mia scimmia piace il divano e quando stacco dal lavoro lo reclama.
- Step 1: metto le scarpe da ginnastica prima di finire di lavorare
- Step 2: esco per tempi ridotti, allungandoli di settimana in settimana
- Step 3: pallina di gelato al cioccolato al rientro
… conto per marzo di tornare ai miei standard di movimento. L’obiettivo è quello per giugno di essere in forma per le arrampicate estive ….

La mia attenzione in questi mesi è puntata ai miei tre step quotidiani. Le arrampicate estive sono il mio futuro desiderabile… E’ fondamentale durante il Kaizen, focalizzarsi sul processo di miglioramento, non sui risultati o sugli obiettivi.
In questo modo, ci si gode il viaggio, prima di arrivare alla meta e si apprezza il processo di crescita. Piccoli cambiamenti possono produrre grandi risultati, proprio come le gocce di acqua che cadono regolarmente sulle pietre, possono, con il tempo mutare profondamente il paesaggio.
Che cos’ha a che fare tutto questo con l’orientamento?
“Orientare è un verbo, non un nome. Significa, muovere, spostare, fare, agire”. Nella filosofia di orientamento di Orientareoggi il movimento è in essere. E’ essenziale per noi produrre mutamenti, altrimenti che ci stiamo a fare, nei viaggi con le persone? La parte diversa e aggiuntiva sta nel da dove partire, o meglio ri partire.
Non possiamo pensare di costruire un orientamento che si muova da costrutti pre pandemici. Non possiamo pensare di portare avanti un orientamento basato su una cultura solo occidentale. Contaminarci con strumenti come i Kaizen, osservare il movimento della società dopo la pandemia, ascoltare come si esprimono le persone che incontriamo (i linguaggi che utilizzano, ma anche le diverse priorità che si danno) e strutturare strategie e strumenti condivisi da mettere in pratica nei tragitti personali e professionali è la nostra sfida, per arrivare a costruire progettazioni personali e futuri desiderabili.