“In ultima analisi, noi contiamo qualcosa solo in virtù dell’essenza che incarniamo, e se non la realizziamo, la vita è sprecata” C.G. Jung.
Assemblea orientativa: 93 ragazzi all’interno di uno spazio scolastico, alcuni docenti, un palcoscenico, fogli, rigorosamente A3, colori, post it e … tanta dinamica orientativa. Il tutto con l’obiettivo di cominciare a dare forma al futuro.
Ma cosa vuol dire fare dinamica orientativa all’interno di un contesto scolastico e sui grandi numeri?
Per noi di Orientare Oggi la dinamica orientativa è caratterizzata da questi 5 verbi:
- Animare
- Ascoltare
- Rallentare
- Focalizzare
- Progettare

ANIMARE
Nella sua accezione attiva: dare anima. Il mito di Er narra di come l’anima, prima della nascita, scelga il proprio destino: un disegno da vivere sulla terra, un’immagine primordiale da seguire. Per onorare questa scelta, le viene donato un genio tutelare che la possa guidare: il daimon. Questo compagno è partner solo dell’anima a cui è stato assegnato e ha la funzione di ricordarle il suo destino e di assicurarsi che venga realizzato.
La dinamica orientativa sui grandi numeri comincia con il narrare la storia delle anime in gioco, per coinvolgerle nell’attivazione personale all’interno di un momento di gruppo. E quale domanda migliore per attivare l’essenza personale se non il “Perchè?”.
Domanda apparentemente semplice, spinge ad accendere I motori a muovere l’energia di ognuno nella direzione di un ascolto interno e rivolto verso il contesto in cui l’anima andrà a realizzarsi.

ASCOLTARE
93 ragazzi di terza media in un aula magna: il silenzio è praticamente impossibile.
Se il silenzio è inteso come quello che ci circonda in boschi autunnali colorati e deserti o su quelle isole caraibiche dove si sente solo il fragore delle onde.
Se invece, si pensa all’ascolto come ad un movimento che dall’interno rivolge l’attenzione all’esterno e viceversa, allora si può cogliere anche nei contesti di dinamica orientativa con grandi numeri.
Nel momento in cui il flusso animato entra in circolo e l’attenzione è catturata sulla progettazione personale (o meglio, I ragazzi colgono che sono loro i protagonisti della mattinata), ascoltare diventa un’azione naturale.
Non è più un ascolto passivo rispetto alla situazione, ma un’ascolto attivo che sveglia gli sguardi e l’olfatto di leoni e leonesse pronti a scattare verso la preda.

RALLENTARE
E qui viene il bello: l’energia, la carica e la forza che gli adolescenti dimostrano, viene canalizzata in un’azione che, nel contesto che stanno vivendo, risulta inusuale. Rallentare.
Come in fisica la dinamica è correlate al movimento, così nell’orientamento si connette a ciò che è la lentezza del movimento, dello sguardo attento, dell’attivazione sensoriale e della moderazione dei gesti.
Si presenta la situazione attuale: in aula magna siamo in un centinaio. Rallentare, orientativamente parlando, significa muoversi, con attenzione verso il tavolo assegnato. Significa attivare l’ascolto e l’osservazione nei confronti di compagni provenienti da classi ed istituti diversi.
Soprattutto, significa prendersi il tempo di condividere riflessioni rispetto ad aggettivi sul “chi sono oggi” e “dove sono”.
Questo esperimento consente di potenziare l’occhio interno e l’occhio esterno, in una modalità radar che permette di gestire i passi felpati verso il mio obiettivo. Focalizzato.

FOCALIZZARE
L’arte della focalizzazione implica, tra le altre abilità, quella di saper respirare in modo costante e bilanciato.
Ecco allora che, gambe appoggiate ed occhi chiusi, si accompagnano I ragazzi ad immaginare la loro freccia ed il loro bersaglio.Cominciare a delineare la propria struttura, I mattoncini che la compongono e chiarire dove si possono spendere è l’anticamera della progettazione personale.
Come diceva Walt Disney “Se puoi immaginarlo, puoi realizzarlo”. Il processo arriva ad un momento culmine in cui, anche se in tanti, ognuno prende un momento per sè. Per iniziare a progettare il proprio primo prototipo.

PROGETTARE
Fase finale di un processo che, una volta interiorizzato, può essere replicato nel corso della storia personale e professionale. In un contesto V.U.C.A., il prendersi cura della propria essenza, rallentando ed osservando costantemente I dettagli che cambiano è strategico in quanto permette di cogliere opportunità diverse.
Quella della scelta della scuola superior è solo una delle tante a cui I ragazzi si troveranno di fronte. Il prototipo diventa, come in ingegneria, qualcosa da testare, da modificare, da mantenere vivo come la potatura per gli alberi da frutto, per far si che si inneschi quell magico fenomeno chiamato pruning.
Osservare attentamente passion, sogni, abilità, dare loro una forma e inserirle all’interno di un contesto: questa la forza del primi prototipo che mi rappresenta, nella mia unicità.

BATTERIE CARICHE
Ultima tacchetta della ricarica: tutti mostrano il prototipo alzandolo verso l’alto. Le unicità si mostrano.
Abbiamo costruito con i ragazzi uno strumento, abbiamo vissuto con loro un processo di potenziamento attivo rispetto alla loro personalità.
Si sa gli adolescenti cambiano in maniera repentina …. Ci vediamo a dicembre per il collaudo e/o possibili aggiustamenti, affinchè il prototipo sia efficace e faccia loro spiccare il balzo verso la cattura della loro prima preda.