ORIGINE DI ORIENTAREOGGI

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Nei percorsi di career design (consulenze individuali e percorsi di gruppo) a volte faccio ricorso a una tecnica che ho chiamato:

 

La DEFRAMMENTAZIONE PERSONALE

 

Il termine deriva da una utility che una volta permetteva di rimettere in sesto la memoria dei computer, maltrattati dagli spegnimenti nevrotici dei proprietari o dai black out.

 

Quei momenti provocavano una sorta di dispersione di bit. La memoria smetteva di essere ordinata, con la conseguenza che il computer rallentava e anche la più semplice operazione richiedeva un tempo lunghissimo. Un computer lento innervosisce ancor di più che un computer non funzionante.

 

In quel momento si ricorreva all’ultima spiaggia: la Deframmentazione. I file dei diversi programmi venivano riposizionati secondo le sequenze originarie su di una barra lampeggiante.

 

Tutto sommato quell’operazione, con una grafica ormai vintage, tranquillizzava. Il computer tornava a funzionare nella norma.

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Uso la deframmentazione come metafora per spiegare che in una società come la nostra è facile perdere memoria di chi siamo, di cosa vogliamo, di cosa sappiamo fare, della nostra unicità.

 

Nel chiacchiericcio, in quel bla bla de La Grande Bellezza, la memoria si sfilaccia. La deframmentazione personale ha la funzione di rimettere in ordine la storia personale, la narrazione detta alla Bruner, cioè un processo consequenziale, ha un prima e un dopo e soprattutto un’ora.

 

Oggi ho approfittato di questo spazio di riflessione, per svolgere un po’ di deframmentazione personale. Il focus è: le origini di Orientareoggi. Dove è nato questo accostamento verbale.

 

Sono sempre meravigliato della grandezza del pensiero umano, di quali punte possa toccare, di come possa creare immagini che poi traduce in arte (grafica, verbale, materiale…). La lingua è un codice che ci permette di tradurre impulsi elettrici in idee che poi prendono forma.

 

A volte mi prendo in giro: quando ho un’intuizione, mi dico che c’è qualcun altro dentro di me che l’ha suggerita.

 

E così è stato con Orientare Oggi. Ormai tre anni fa, con la casa editrice Erickson, condivido la progettazione di un corso di formazione sul tema dell’orientamento.

Ricordo ancora che registravo le videolezioni mentre fuori il mondo si era spento. Sotto casa passava la camionetta dei vigili ad avvisare di restare a casa, di non uscire. Le trasmissioni si erano interrotte, come quando alla Tv compariva la scritta fine dei programmi e poi restava solo lo zzzzzzzzzzz continuo.

 

Così nel mio ufficio avevo appiccicato un foglio con alcune idee. Il principio guida che avevo preso a riferimento era: fai qualcosa di diverso e esci un po’ dagli schemi.

SPEZIE

Per uscire dagli schemi e creare nuove ricette occorrono ingredienti e spezie che rompano la tradizione, ma senza eliminarla. Le ricette, quelle innovative, mantengono sempre un po’ di aroma del passato. E così che ho elaborato il corso per la Erickson: ho preso un po’ dalla metodologia formativa rivolta agli adulti (andragogia), un po’ di mitologia e story telling, un po’ di comunicazione e un po’ di umanità.

 

Quest’ultimo è un concetto sacro per il sottoscritto.

La sua declinazione è: umiltà, imperfezione, continuo miglioramento, nessuna verità con la V maiuscola, collaborazione, condivisione e arricchimento reciproco.

 

È nato così Orientare Oggi, un corso che oggi è giunto alla sua V edizione: fruibile comodamente seduti da casa e che propone una messa in pratica di quanto teorizzato.

BUSSOLA-ORIENTATIVA-INTELLIGENZA

L’idea era di diffondere una modalità per rafforzare l’intelligenza orientativa, costrutto a cui ancora non avevo dato voce. Ecco un altro accostamento verbale: intelligenza orientativa; la parola intelligenza significa capire, leggere, trascegliere; l’aggettivo orientativa è un rafforzativo e agisce come propilene: l’accende ancora di più.

 

L’idea era che il corso potesse interessare a chi si occupa di orientamento, di insegnamento, di formazione e di educazione.

 

Fondamentalmente si tratta sempre di processi che hanno il fine di orientare, di facilitare il posizionamento, l’individuazione di una strada. Il concetto era: evidenzia quei processi che possano strutturare una forma mentis in grado di sapersi muovere efficacemente in questa realtà.

 

Per chi è interessato può darci un occhio:   https://www.erickson.it/it/orientare-oggi-22-11-2022;

 

Spoilero: “Il corso vuole introdurre una nuova prospettiva rispetto all’orientamento, superando i confini che da sempre l’hanno identificato come strumento dedicato al supporto degli studenti di terza media, di quinta superiore o al termine dell’Università. Per questo si cercherà di approfondire la conoscenza e la sperimentazione del prototipo dell’insegnante, formatore, educatore Orientatore: si tratta di una figura che mentre trasmette delle conoscenze specifiche relative al proprio ambito di intervento, rafforza contemporaneamente il pensiero orientativo.

 

Il pensiero orientativo, esito di una somma di abilità cognitive, comunicative e relazionali, si potenzia se stimolato attraverso modelli di apprendimento, tecniche e strumenti specifici che andranno a integrarsi all’esperienza e alla cassetta degli attrezzi di chi si occupa di insegnamento, formazione, educazione e crescita.

attrezzi

Il corso offre un’opportunità per esplorare e sperimentare un approccio orientativo che permetta ai ragazzi di sviluppare maggiore senso di auto-efficacia rispetto al proprio presente e futuro e propone un ventaglio di modelli, tecniche e strumenti che possono essere riprese nella progettazione e attuazione di percorsi specifici di orientamento alla scelta.”

 

Le origini sono importanti, anche per le idee. Si dà vita a una narrazione che giustifica quell’ energia spesa nelle azioni quotidiane.

 

Nelle storie vere si vive l’incertezza di ciò che avverrà: l’eroe ha chiaro ciò che può e vuole mettere in atto, ma la trama è l’esito di una serie di elementi che dipendono anche da altro da sé.

 

Sono le X che, a volte, sconvolgono i piani, che riducono la sicurezza interiore, che mettono a dura prova l’identità. In quei momenti la deframmentazione diventa una pratica di riconnessione con sé stessi.

Strattonati da quelle forze che agiscono nel sistema, ci si siede al centro dell’uragano in corso: proprio nell’occhio. Attorno vortica tutto eppure lì c’è la pace della consapevolezza personale.

 

Si rimettono in ordine i file della propria persona, con rispetto, coraggio, compassione e un pizzico di creatività: chi sono oggi, quali sono le forze che mi appartengono, quali sono i fuochi da mantenere accesi, quali elementi mi caratterizzano, quale energia mi guida, qual è la voce da ascoltare.

 

Bit, scariche elettriche, che rimesse in ordine danno un risultato che è altro rispetto alla somma:

l’essenza di chi siamo.

 

 

 

Di Massimo Ravasi

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