MOBILITAZIONE ORIENTATIVA

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Fra i molti verbi che si possono prendere a riferimento nella prassi orientativa c’è anche mobilitare. 

 

Il significato principale di questo verbo è “mettere le forze armate in assetto di guerra, disporre la mobilitazione militare: m. l’esercito, la flotta, l’aviazione…ma può essere anche utilizzato con il significato di sensibilizzare efficacemente, indurre a una partecipazione attiva” (treccani.it);

 

Al di là della parola guerra, che per me è una parola tabù, vi è un legame tra l’attivarsi (qui reso con il mettere in assetto) e il sensibilizzare.  Si tratta di una consecutio che propone soggetti diversi.

 

Chi sensibilizza? In questo caso il soggetto è l’orientatore.

 

Chi mette in assetto le proprie forze? In questo caso il soggetto è il beneficiario dell’esperienza orientativa.

Tutto ciò potrebbe sembrare scontato, tuttavia succede, in alcuni casi, che la consecutio non sia rispettata e perda di efficacia.

 

 

 Ad esempio: vi sono situazioni in cui i soggetti, inconsapevolmente, si scambiano i ruoli. Così avviene che il beneficiario sensibilizzi l’orientatore e quest’ultimo si attivi (mette in assetto le sue forze) al posto del beneficiario.

 

Quando succede?

Ogni volta che l’orientatore si sostituisce al beneficiario nello scegliere.

 

In che modo avviene?

Proponendo, non esplicitamente, la soluzione, quando si indirizza indirettamente oppure si consiglia una strada perché è evidente (per l’orientatore) che sia quella giusta.

Scagli la pietra chi è senza peccato

 

Le cause che incidono sulla perdita del centro di gravità dipendono da molteplici fattori:

  • Si ha poco tempo a disposizione
  • Il beneficiario fatica ad esprimersi
  • Il beneficiario viene percepito come immaturo
  • Vi sono forze sistemiche che agiscono sulla consulenza (es. input da parte della rete famigliare, scolastica…)
  • L’orientatore soffre della sindrome della crocerossina
  • L’orientatore soffre della sindrome del profeta

 

L’elenco è lungo: sono ben venute le integrazioni!

 

Il primo passo, infatti, è avere dei riferimenti concettuali in cui ritrovare sé stessi quando ci perde. Senza giudizio, con compassione, accettando la propria imperfezione. Lo smarrimento diventa un’opportunità per ri-orientarsi.

L’orientatore è umano e ha una sua storia, dei suoi pregressi, delle convinzioni personali e utilizza, per muoversi nel mondo, una mappa che prende forma strada facendo.

 

Viene naturale cadere nella tentazione di mettere a disposizione cotanta conoscenza…

 

Promuovere la mobilitazione del beneficiario, cioè facilitare la nascita di movimenti interni funzionali, forse, alla sua attivazione, è faticoso. Immerso nella nebulosa personale il beneficiario ha bisogno di:

 

osservare ampiamente prima, focalizzare i dettagli poi. Passare da una visione del bosco, a una di ammirazione delle singole piante. Valutare quale abbracciare, allo stesso modo di quando si incontra un amico dopo anni di lontananza, allo stesso modo di quando si entra nella zona di intimità con qualcuno (0-50 cm).

Si entra in contatto con sé stessi se:

 

facilitati da domande che promuovono l’esplorazione

se:

ci si sente ascoltati profondamente

se:

ci si percepisce come il centro di ciò che sta avvenendo

se:

prende spazio la consapevolezza che scegliere è un’opportunità per auto-determinare la propria identità

 

Tecniche che utilizzo per evitare che prenda il sopravvento il Ri-solutore:

  • Mi mordo la lingua quando vorrei dire al beneficiario ciò che penso
  • Mi do un pizzicotto, discretamente, quando perdo il filo del discorso
  • Mi ripeto: che cosa vuole dirmi con queste parole? Quando mi sento poco empatico
  • Attivo la respirazione equilibrata quando le emozioni che mi arrivano mi scentrano

 

Indicatore che il beneficiario sta vivendo una mobilitazione:

  • La sua energia è evidente dal non verbale (apertura, determinazione, meraviglia, entusiasmo, sguardo diretto, o immaginativo), dal para verbale (tono vivace, volume sostenuto) dalle parole che raccontano di ciò che sta avvenendo nella nebulosa.

 

I segnali sono chiari: “qualcosa si sta muovendo”

 

Mobilitare: passare da uno stato fermo a uno in cui si muove la propria interiorità. Il processo può essere, talvolta, promosso da un agente esterno. In alcuni casi si tratta di un Orientatore. Quest’ultimo pone domande di esplorazione che portano il soggetto a mettersi in contatto con sé stesso. Quando avviene il soggetto inizia a sentirsi consapevole, cioè sente di esistere. La mobilitazione è avvenuta, il dormiveglia è stato interrotto, il viaggio ha avuto inizio…   

 

 

 

Di Massimo Ravasi

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