CAMBIARE è UN’ARTE

funambolo metafora

Se le classiche teorie psicologiche del cambiamento sottendono il concetto di causalità lineare, secondo cui un evento A determina un evento B che determina un evento C e così via, la realtà odierna ci sta raccontando come, non possano essere date per scontate le interazioni e le connessioni che esistono tra persona e mondo circostante. Ha preso così sempre più forma un modello di causalità circolare all’interno del quale non esiste un mero rapporto di causa ed effetto tra gli eventi, ma una forma più complessa di causazione reciproca tra i diversi elementi in gioco.  

 

La filosofia di Orientare Oggi tiene in forte considerazione l’attualità del contesto e del mondo in cui le persone si muovono, valorizzando le 3C della realtà ed andando a sbirciare tra le pieghe di un mondo complicato, osservando i legami complessi tra le variabili e ammirando il caos come generatore di energie nuove.  

 

 

QUANDO IL CAMBIAMENTO DIVENTA RILEVANTE 

 

Quando incontriamo una persona, una classe, un gruppo di insegnanti, spesso, cogliamo voglia di cambiare, di crescere, di “dare una svolta”. Di voler modificare quelli che Nardone chiama autoinganni.  

 

Noi tutti viviamo una realtà di primo ordine ed una di secondo ordine: se la prima rappresenta i fatti per come sono, la seconda è legata alla lettura che ne diamo, alle percezioni che viviamo ed alle emozioni conseguenti.  

 

La voglia e l’energia che le persone dimostrano nei confronti del cambiamento, tendenzialmente è generata dalla disfunzionalità che percepiscono rispetto alla realtà di secondo ordine. Insomma, ci stanno scomodi! Ecco allora che sorge la voglia di produrre un cambiamento, per creare un autoinganno ed una situazione più funzionale al proprio benessere.  

 

Il cambiamento diventa rilevante, alle volte impellente, ed implica l’uscita dalla zona di comfort. Lavorare in questa direzione significa attraversare la zona della paura, per arrivare a quella di apprendimento. Una metafora che utilizziamo spesso è quella del funambolo. Per non cadere a terra, il funambolo muove lentamente un passo davanti all’altro. Muove energia e si mantiene in un disequilibrio costante che gli permette di avanzare. Anche se in una posizione scomoda.  

 

 

STEP BY STEP … 

 

I passi che proponiamo e disegniamo sono: 

 

  • AGIRE: Proprio come un funambolo, spesso, invitiamo i ragazzi e le persone che incrociamo ad immaginare e successivamente agire i piccoli passi che vogliono e possono fare sul loro filo di acciaio, per 
  • OSSERVARE il cambiamento che avviene rispetto alle loro percezioni, alle loro emozioni e si, anche rispetto alla realtà che li circonda, provando a 
  • DISEGNARE  e LEGGERE il cambiamento avvenuto, nell’ottica di un nuovo apprendimento. 

 

Facendo esperienze differenti, impariamo cose nuove. Secondo la teoria del cambiamento, infatti si rende necessario effettuare prima esperienze di cambiamento percettivo che poi evolva in nuovi apprendimenti e acquisizioni. Passando attraverso quelle che sono esperienze emozionali correttive.  

 

Se il cammino del funambolo è estremamente pratico, non sottovaluta la dimensione emotiva e quella sociale. Agire il cambiamento significa armonizzare le tre dimensioni: cognitiva, emotiva e relazionale, concentrandosi su ciò che si sta facendo, sentendo la fatica ed assaporandola ogni volta per comprenderne le sfumature ed ammirare l’arte del cambiamento che sta avvenendo. 

 

 

Di Sara Marchiori 

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