Scuole professionali: investire nell’arte di un mestiere

orientamento scuola professionale

La riflessione sulle scuole professionali inizia ponendo/mi questa domanda: 

 

  • Focalizzando l’attenzione sulle scuole professionali quali parole, immagini, aggettivi si recuperano?

 

Prima risposta: le scuole professionali preparano a diventare cuochi, camerieri, meccanici, operai specializzati, elettricisti, idraulici, muratori, operai elettronici, falegnami, segretari, operatori della vendita, sarti,  parrucchieri, estetisti… 

 

Seconda risposta: nelle scuole professionali si mette in pratica, cioè il pensiero viene esercitato a fare, a sperimentare, a tradursi in azioni, a trovare un modo per esprimere un interesse, una passione ma anche un valore, un desiderio, un sogno. 

Riaprendo gli occhi e scendendo più in profondità: che tipo di apprendimento viene proposto nelle scuole professionali? Che cosa va trasmesso agli studenti, per prepararli a una professione? È solo una questione di esercitare delle competenze tecniche oppure c’è dell’altro?  

La scuola, oggi, ha la missione di preparare gli studenti ad affrontare una realtà sempre più complessa. Oltre a questo le scuole professionali danno un plus identitario di immediata spendibilità: la divisa professionale. Una divisa che tradotta è: 

 

  • Sto imparando alcune procedure che mi permetteranno di essere in grado di affrontare in modo sequenziale un processo lavorativo. 

 

  • Sto approfondendo le mansioni/competenze (conoscenze, messa in pratica, comportamenti) che mi verranno richieste quando lavorerò. 

 

  • Sto interiorizzando delle competenze trasversali – problem solving, decision making, lavoro di gruppo, creatività, pensiero innovativo, pensiero analitico – che mi consentiranno di affrontare tutte quelle situazioni che richiedono altro oltre alle procedure e alle competenze tecniche. Richiedono innovazione, cambiamento e flessibilità di pensiero. 

 

  • Sto rafforzando quelle abilità che mi permetteranno di apprendere per tutta la vita. 

 

  • Sto socializzando con un ambito di conoscenza. 

 

  • Sto scoprendo l’etica e i valori di una professione. 

 

Le divise, gli abiti, i ruoli ci aiutano anche a trovare il nostro posto nel mondo, a dar voce alla nostra vocazione. Le divise, nel corso della vita, possono cambiare. Qualsiasi progetto formativo, nel XXI secolo, può avere uno sviluppo esponenziale. Le competenze specifiche si intrecciano sempre più a competenze comunicative, digitali, informatiche, ma non solo. Si può dire, senza timore, che nel 2021 qualsiasi professione può esplodere e trasformarsi in altro grazie al lampo di genio di un innovatore. 

 

Proprio per questo le scuole professionali sono fra le più attente ai segnali che arrivano del mondo. Perché?  

 

  • Sono consapevole di dover stare al passo con i tempi. Pena la loro caduta 

 

Provocazione/luogo comune: alle scuole professionali ci vanno gli studenti di serie B, quelli che non vogliono studiare. Proprio per questo non potranno accedere alle professioni prestigiose. 

 

Orientarsi nel XXI secolo significa scegliere un percorso formativo che farà germogliare alcune parti del sé. Che questo processo avvenga attraverso un apprendimento classico (libri, quaderni, compiti) o ibrido (ai libri, quaderni, compiti si mescolano momenti laboratoriali, di pratica) non importa. 

Ciò che conta è il fine non i mezzi, richiamando Machiavelli. E qual è il fine in questo caso? 

Sviluppare il proprio potenziale. Essere soddisfatti di sé. Essere riconosciuti dalla Comunità. Provvedere ai propri bisogni personali di sicurezza e di sussistenza. (Maslow) 

Immaginare e individuare un modo per realizzare un desiderio/sogno/una vocazione/dare voce al proprio sé.  

Nel 500’ si andava a Bottega: per imparare non tanto un mestiere, ma l’arte di un mestiere. L’arte era riconosciuta dalla propria comunità perché indispensabile al benessere e alla crescita della stessa.  

 

A bruciapelo: le scuole professionali rispondono al primo principio della nostra Costituzione. Merito al merito.

 

Cambio di prospettiva: Che scuola fai? Beh ho scelto di investire sul primo principio della nostra costituzione. Ricordi? ‘L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Mi iscrivo a una scuola professionale.  

 

Oggi le scuole professionali rappresentano un’opportunità per prepararsi con arte alla società contemporanea.  

Una delle fasi orientative più delicate è facilitare l’individuazione di un significato da mettere alla base della propria scelta. Quel significato accenderà la motivazione per trovare il proprio posto nel mondo. In tutto questo la scuola è un mezzo per realizzare un primo passo.  

 

 

Massimo Ravasi

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